Attento con chi parli


A volte ci si lamenta della mancanza di riservatezza da parte degli altri, non facciamo in tempo a confidare un piccolo segreto che già ha fatto il giro del quartiere. Spesso la causa di questo spiacevole inconveniente siamo noi stessi: ci fidiamo troppo dell’altrui discrezione. Come evitare di cadere in questa trabocchetto? Innanzi tutto prima di fidarsi di qualcuno è saggio prendere le giuste precauzioni magari con uno stratagemma: sottoponiamo il nostro confidente ad un esame di fiducia raccontandogli un fatto interessante ma completamente falso e stiamo a vedere. Se col passare del tempo questo argomento non è stato diffuso significa che il nostro interlocutore ha buone possibilità di essere un tipo discreto. Al di là delle indagini, non dobbiamo mai scordare la natura dell’essere umano che è quella di essere un raccontatore di storie e quando non ne ha di personali usa quelle degli altri. E poi alcune notizie sono più suggestive delle altre ed il bisogno di raccontare si unisce a quello di primeggiare: sono il primo ad aver appreso che tizio ha bruciato il patrimonio in borsa e l’andarlo a riferire mi eleva come se fossi il detentore di uno scoop giornalistico. Inoltre il “mors tua vita mea”, che fa parte da sempre della nostra parte più nascosta, mi permette di screditare un mio simile attraverso notizie che disonorano e di avere un rivale in meno nella quotidianità. Il “mors tua vita mea” va preso in considerazione in questo caso in modo di simbolico, parliamo di reputazione, e non come una eliminazione fisica di un mio concorrente. Un’altra caratteristica dell’essere umano è quella di colorire il racconto con l’aggiunta di nuovi particolari che vanno ad ingigantire la notizia. Concludiamo ricordando che la comunicazione orale si presta alla distorsione già di per sé e possiamo dimostrarlo con un semplice giochino, quello del passa parola, da fare in compagnia. Ricordate il gioco del telefono senza fili? L’ultimo a ricevere la comunicazione dice cosa gli è arrivato: il più delle volte sarà una parola che non c’entra nulla con quella iniziale. Se poi aggiungiamo ed interpretiamo la comunicazione, figuriamoci cosa salta fuori! 
Maria Giovanna Farina

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