Ci
definiamo fortunati o sfortunati a seconda degli esiti delle nostre
vicende quotidiane, ma questo modo di valutare i risultati può a
volte trasformarsi in qualcosa che blocca il nostro cammino. È stato
Aristotele ad analizzare per primo la fortuna sostenendo che si può
parlare di caso fortuito solo quando ciò che accade potrebbe essere
frutto di una scelta, ma non lo è. In che senso? Ad esempio incontro
qualcuno che mi deve dei soldi: potevo andare da lui e chiederli, ma
non lo ho fatto. In questo caso ho avuto fortuna, il caso me lo ha
fatto incontrare. Nella vita possiamo trovarci per caso al
posto giusto e ciò può significare nuove prospettive di lavoro, un
nuovo amore e in generale nuovi orizzonti. Stiamo parlando di fortuna
come caso e non di fortuna come destino, ma allora esiste la fortuna?
Sì, se noi la cerchiamo con ordine, criterio e buona volontà. Non
dobbiamo cioè dimenticare le nostre capacità e all’occasione
propizia sapremo riconoscerla e sfruttarla se non ci abbandoneremo
alla cieca ricerca di una fortuna qualsiasi. Naturalmente la fortuna
non può far tutto da sola:
1)
se abbiamo incontrato la persona che fa per noi non continuiamo a
lamentarci per piccole inezie, nessuno è perfetto cerchiamo di
guardare la persona nel suo insieme
2)
se siamo guariti perfettamente da una malattia seria, riteniamoci
fortunati e stiamo più attenti ad aver cura della buona salute
3)
se abbiamo ereditato del denaro non sciupiamolo perché questo è
voltar le spalle alla fortuna che non esiste come entità reale, ma
esiste come buona occasione che prima o poi capita a tutti
Spesso le
nostre lamentele nascono dal mancato impegno nella ricerca e nel
riconoscimento della buona occasione che un po’ scaramanticamente
chiamiamo fortuna.
Maria Giovanna Farina
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