Non siamo soli, ci sono anche gli altri



Non siamo soli, ci sono anche gli altri” è una frase che fa bella mostra di sé nel mio studio. Dice un’ovvietà ma solo ad un prima lettura, a quella più evidente, riflettendo invece sul suo significato più profondo possiamo considerare questa affermazione la regola numero uno del vivere in mezzo agli altri rispettando i loro spazi, ma anche per essere rispettati a nostra volta.
Facciamo qualche esempio. Sono le due di notte e qualcuno sta schiamazzando sulle scale del nostro condominio: si sta congedando dagli amici e, si sa, quando si è allegri il tono della voce è più difficile da controllare. Ma noi stavamo dormendo, mannaggia! Come far notare agli altri che ci stanno mancando di rispetto? Ecco come difenderci con un esempio più comune. Siamo al supermercato e la persona davanti a noi sta pagando i suoi acquisti con una certa calma e, incurante della nostra presenza, cerca con tutta comodità la sua card che a volte non funziona, oppure si attarda a riporre i soldi e poi, magari, dà una controllata al conto: intanto i nostri acquisti si accatastano sul banco della cassa. Tutto questo mentre noi non possiamo riporli nel sacchetto, ma il nostro “amico della spesa” non pensa di lasciarci passare, no, nemmeno gli frulla per la testa e rimane lì inchiodato in mezzo al passaggio. L’attesa ci innervosisce e così il momento degli acquisti, che potrebbe anche essere una piacevole parentesi, si trasforma in un tormento. L’innervosirsi senza poter risolvere la questione può provocare esplosioni di collera: “Ma allora ti togli dalle scatole” è la frase che più o meno potrebbe pronunciare chi si trova in una simile situazione, frase che suona come offensiva e fa passare dalla parte del torto chi ha ragione. Se invece con calma, ponendoci da filosofi, pronunciamo: “Non siamo soli, ci sono anche gli altri”, in questo caso non saremo noi ad innervosirci ma, forse, sarà l’altro a provare il disagio di chi si sente colto in fallo. C’è la possibilità che il nostro interlocutore reagisca maleducatamente perché abbiamo sottolineato il suo comportamento errato e non accetti di essere ripreso, allora non ci resta che rallegrarci con noi stessi per aver innervosito chi ci aveva procurato la stessa sgradevole sensazione. 

Maria Giovanna Farina

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