Tutti abbiamo una vita parallela

Disegno a pastelli di Flavio Lappo

Tutti abbiamo una vita “parallela”? Certo è che ci sarà capitato di immaginarci situazioni nuove: semplici, complesse, avventurose o addirittura al limite della realtà. Immaginarci di intraprendere il viaggio dei nostri sogni dall'altra parte del mondo o vincere la lotteria oppure ancora amare la donna o l'uomo dei sogni: ecco, proprio di sogni ad occhi aperti stiamo parlando. In generale si tende a credere che la fuga nel sogno lontano dalla quotidianità sia un modo per non affrontare la vita: questo è solo un aspetto del fenomeno, certamente chi si crea una vita immaginaria un po' fugge per trovare consolazione, ma non si tratta solo di questo. Il fisico-matematico e filosofo Ernst Mach parlava di Esperimento mentale, un procedimento utile per testare le nostre ipotesi nella risoluzione del problemi. Se ad esempio voglio andare a fare una gita posso immaginare mentalmente il percorso, le vivande da portare, a come vestirmi, ecc. Non è questo un modo per sperimentare e quindi immaginare prima di passare all'azione? Lo possiamo fare anche con un nuovo amore: immaginando come sarebbe amare quella determinata persona, come si comporterebbe in certe situazioni...possiamo già farci un'idea se è il nostro tipo. Se sarà così, saremo più pronti una volta passati all'azione. Tutto ciò può apparire molto diverso rispetto a quando facciamo fughe dalla realtà per immaginarci chissà cosa o per non affrontare una situazione, invece è la stessa cosa, cambia solo il contenuto del pensiero. Dobbiamo salvaguardare il sogno e il nostro mondo parallelo sfruttandolo da più e diversi punti di vista perché è una risorsa molto utile all'equilibrio della nostra anima. Senza però esagerare e trascorrerci l'intera vita! 

Maria Giovanna Farina

Di che vacanza sei?


A volte le vacanze si trasformano in veri e propri tour de force, per mettere alla prova le nostre risorse magari ci lasciamo trascinare anche in situazioni estreme. Ma quanto è la moda del momento ad influenzare le nostre scelte? E quanto un vero desiderio di avventura? Se preferiamo la comodità di un bel hotel sul mare con tutti i comfort anziché dormire in un sacco a pelo non dobbiamo sentirci dei rammolliti, ma semplicemente delle persone che amano le vacanze tranquille e comode visto che la vita è già abbastanza dura tutto l’anno. Forse ciò che lusinga maggiormente gli improvvisati avventurosi è l’amore per le novità unito al fascino che emanano quanti, muniti di zaino e scarponi, hanno trascorso le vacanze sulle Alpi alla ricerca di qualche animale in via di estinzione. È vero, fanno un po’ invidia certi fisici atletici e abbronzati di quel bel color biscotto che solo l’alta quota sa donare e ingenuamente crediamo di poterli emulare. Chi parte per simili vacanze deve essere un esperto delle insidie che la montagna nasconde e deve possedere una adeguata preparazione indispensabile per resistere ad uno sforzo continuativo. E che dire allo skipper improvvisato che sogna la sua bella avventura come i grandi delle gare olimpioniche? Non è poi così facile trascorrere giorni in mare aperto sbattuti da onde impetuose, corrosi dalla salsedine e magari con la sfortuna di incontrare un piccolo squalo con un certo appetito. Forse questa è una previsione un po’ eccessiva, sicuramente però non è esagerato riflettere a quali situazioni si va incontro avventurandosi in una simile impresa. Senza farci condizionare troppo, ricordiamo cosa rappresentano per noi le vacanze, se pura avventura o tranquillo relax e, solo in base a ciò, scegliamo la vacanza che più ci soddisfa. È difficile dare dei suggerimenti in generale, ognuno di noi se riesce a raccogliersi nel proprio intimo riuscirà a capire quali sono le vacanze più adatte a sé: cercando di scoprire come si è, sarà più difficile ritrovarsi nel posto sbagliato a rimpiangere di non aver fatto bene i propri conti. 
Maria Giovanna Farina


Perché non riesco a finire di leggere un libro?


A volte ci lamentiamo perché non riusciamo a condurre fino in fondo la lettura di un libro, eppure avevamo iniziato con entusiasmo e poi ci siamo incagliati a metà e la sola idea di continuare ci fa morire di noia. Non è il caso né di avvilirci né di abbandonarci alla certezza che non ce la faremo mai, dobbiamo invece tenere presente alcune considerazioni utili per superare il nostro blocco. Prima di tutto ricordiamo che ora non siamo più a scuola e di conseguenza abbiamo l’assoluta libertà di scegliere le nostre letture tenendo conto di desideri e preferenze. Per avere un buon approccio alla lettura è bene iniziare da qualcosa che ci attragga e che desti la nostra curiosità. Sappiamo benissimo che nella vita quotidiana ciò che può essere noioso per molte persone non lo è per chi ne attratto.
Quando scegliamo i libri, se siamo dei lettori poco abili, curiamoci che non siano troppo ricchi di pagine perché la possibilità di arrivare fino in fondo sarebbe più a rischio. Quando andiamo in libreria per scegliere un libro non facciamoci influenzare dalla moda, un bestseller non deve necessariamente esserci gradito. Facciamoci condurre dal nostro istinto e scegliamo il libro che subito dalle prime righe ci attrae: sarà senz'altro una lettura per noi appassionante! 

Maria Giovanna Farina

Esiste la fortuna?

Disegno a matita di Flavio Lappo

Siamo soliti definirci fortunati o sfortunati a seconda degli esiti più o meno positivi delle nostre vicende quotidiane. Essere fortunati o sfortunati è un marchio che ci trasciniamo dietro e che spesso influenza le nostre decisioni, un modo di valutare i nostri risultati che può diventare una zappa sui piedi quando blocca il nostro essere-quello-che-siamo. È stato Aristotele ad analizzare per primo la fortuna sostenendo che si può parlare di caso fortuito solo quando ciò che accade potrebbe essere frutto di una scelta, ma non lo è. In che senso? Ad esempio incontro qualcuno che mi deve dei soldi: potevo andare da lui e chiederli, ma non lo ho fatto. In questo caso ho avuto fortuna, il caso me lo ha fatto incontrare. Nella vita possiamo trovarci per caso al posto giusto e ciò può significare nuove prospettive nel lavoro, un nuovo amore e in generale nuovi orizzonti. Stiamo parlando di fortuna come caso e non di fortuna come destino nel modo in cui intendevano gli antichi Romani, ma allora esiste la fortuna? Sì, se noi la cerchiamo con ordine, criterio e buona volontà. Non dobbiamo cioè dimenticare le nostre capacità e disposizioni e quando ci capiterà un’occasione propizia, allora sapremo riconoscerla e sfruttarla se non ci abbandoneremo alla cieca ricerca di una fortuna qualsiasi. Naturalmente la fortuna non può far tutto da sola:
1) se abbiamo incontrato la persona che fa per noi non continuiamo a lamentarci per piccole inezie, nessuno è perfetto cerchiamo di guardare la persona nel suo insieme
2) se siamo guariti perfettamente da una malattia seria, riteniamoci fortunati e stiamo più attenti ad aver cura della buana salute.
3) se abbiamo ereditato del denaro non sciupiamolo perché questo è voltar le spalle alla fortuna che non esiste come entità reale, ma esiste come buona occasione che prima o poi capita a tutti.
Spesso le nostre lamentele nascono dal mancato impegno nella ricerca e nel riconoscimento della buona occasione che un po’ scaramanticamente chiamiamo fortuna.

Maria Giovanna Farina


Parolacce: da usare con cautela


Le cosiddette parolacce sono ormai da tempo nel nostro comune modo di esprimerci, c'è chi le condanna senza appello e chi ne fa un uso smodato: come sempre in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo. Quando le parole gergali più o meno sconce, lasciando fuori dal discorso le bestemmie che vanno a toccare la sensibilità religiosa delle persone o le imprecazioni contro la madre, entrano troppo nel lessico quotidiano, impoveriscono il linguaggio. In frasi tipo: “Cosa vuoi? Che cos'è questo oggetto? A cosa stai pensando?” il termine “cosa” viene spesso sostituito con una parolaccia che non devo star qui a ripetere. Già il termine generico cosa andrebbe sostituito quando possibile, ma se al suo posto mettiamo la solita parolaccia ecco che ci riduciamo a parlare come dei semianalfabeti; pensiamo a cosa accade ai bambini se non crescono con la possibilità di abituarsi ad un esprimersi ricco di vocaboli. Non imparano la lingua in modo appropriato e crescono con gravi lacune in Italiano. Per genitori ed insegnanti diventa difficile il compito educativo perché i media a volte ingigantiscono il fenomeno e mostrano come modelli ad esempio comici che della parolaccia fanno il loro cavallo di battaglia. Certo i gusti son gusti, ma far ridere è un'arte che si avvale anche di battute semplici per dire grandi verità con ironia usando anche il linguaggio del corpo. Se pensiamo a Charlie Chaplin e al suo celeberrimo Charlot non c'è da aggiungere altro. La parolaccia non va però eccessivamente demonizzata, a volte può servire in un racconto, per liberarsi da un momento di rabbia, per dire a qualcuno che ci ha scocciato fin troppo: naturalmente le parole specifiche esistono per esprimersi elegantemente, ma quando siamo arrabbiati è difficile essere eleganti. Possiamo concludere con una efficace istruzione per l'uso: facciamo un impiego vario della nostra bella lingua e ogni tanto concediamoci qualche deroga, ma che resti tra noi! Tanto non ci sente nessuno...

Maria Giovanna Farina



Cosa significa essere liberi


Cos'è la libertà? Già gli Stoici nel III secolo a.C. ritenevano la libertà una scelta del soggetto, per cui solo il sapiente è libero perché vive secondo natura conformandosi al destino. Ciò significa che sono libero se conosco le cose: se tu conosci le cose non hai sorprese e il tuo comportamento è libero da falsi pregiudizi. C’è uno stretto legame tra libertà e volontà, ad esempio non è punibile chi commette il male contro la propria volontà: non possiamo condannare chi commette una cattiva azione perché costretto. Parlare di libertà vuol dire anche fare i conti con il tema teologico del libero arbitrio, secondo cui l’uomo sarebbe libero di scegliere di commettere il male oppure no. Socrate sosteneva che l’uomo commette il male per ignoranza quando cioè non conosce la via del bene. Il libero arbitrio prevede invece un uomo che conosce e può scegliere. Rimanendo in tema di libertà desidero fare un esempio riferendomi a San Francesco d’Assisi la cui storia ci è nota. Nel famoso film di Zeffirelli “Fratello sole e Sorella luna” viene messa in risalto la scena di quando Francesco si spoglia, letteralmente, degli abiti e si dà alla povertà. Al di là del contenuto religioso, questo spogliarsi ha una forte valenza simbolica ed è un liberarsi di tutto quel bagaglio di stereotipi dei quali il giovane era vittima. Francesco per liberare quel se stesso prigioniero ha dovuto compiere un atto estremo che lo ha reso veramente libero. Ha dovuto esagerare, liberandosi anche di ciò che avrebbe potuto tenere ed in questo modo ha pagato un alto “costo” per la libertà. Questa storia insegna anche che è necessario combattere ogni giorno per la libertà, per conquistarne un pezzettino alla volta, per evitare di giungere pericolosi atti estremi.
Maria Giovanna Farina