Adulatore, ruffiano, tirapiedi: in una parola leccaculo


Il dizionario definisce il leccaculo una “persona bassamente servile, pronta ad adulare in qualsiasi modo i potenti per ingraziarsi i loro favori e trarne profitto”. Impariamo a riconoscerli.

 La carriera del leccaculo, definito anche adulatore, ruffiano, tirapiedi, inizia alla scuola d’infanzia, lì impara ad ingraziarsi il potente a partire dal bambino più forte: l’attivista lecchino si fa così le ossa. Quando ero piccola, ricordo alcuni bambini al lunedì arrivare a scuola con un mazzo di fiori per la maestra, era un bel modo anche per assicurarsi il privilegio di cambiare l’acqua ai fiori durante la settimana, azione che li proiettava ad uno scalino superiore rispetto agli altri bambini. Era la sua mamma a mettergli in mano i fiori che, probabilmente anche lei dedita alla stessa proficua attività di lingua, già lo stava istruendo. Ora non pensate male, non tutti i doni alla maestra sono fatti per adularla, ci sono anche, per fortuna, regali spontanei. La carriera del leccaculo prosegue e si fa sempre più fitta di impegni, mentre lui, o lei, diventa sempre più abile. Era un principiante quando ai tempi della scuola media durante l’intervallo si presentava sorridendo al prof di turno con il caffè fumante; poi, alle superiori, è in grado di sedurre il suo insegnante, con stile sdolcinato, per giustificare, magari, un malessere non ben definito… fine ultimo: schivare l’interrogazione. Il tempo passa e i piccoli leccaculo crescono mentre il cerchio di conoscenze diventa più ampio, come i favori da lesinare. Sì, perché il leccaculo non ti fa mai domande dirette, ma striscia nella speranza di accaparrarsi quello di cui ha bisogno. Così, a seconda del suo campo d’interesse, cerca di conoscere tutti quelli in grado, nell’ambito del settore dove pensa di poter emergere, di favorirlo. Si mostra generoso, dedito alla fatica, dichiara amicizia, fedeltà, disponibilità. Arriva a professarti amore per poi tradirti con quello di un gradino sopra di te appena ha l’occasione. Ricordati che, grazie a te che hai creduto alle sue lusinghe, è salito più su ed ha incontrato un altro a cui scroccare privilegi. Un po’ di adulazione non guasta, dire ad una persona che è bella quando è solo carina può far crescere la sua considerazione di sé, ma è davvero irritante chi usa la sviolinata solo per ottenere appoggi, piccoli o grandi, con l’obiettivo ultimo di scavalcarti. Se lo vuoi riconoscere, ricorda che il soggetto in questione si mostra gentile, non litiga quasi mai con nessuno, ma se stai attento riesci ad avvertire che la sua è una gentilezza falsa, appiccicosa. Se ti dichiara amore, pensaci, non si possono amare tutti. Se dice che ciò che fai è straordinario è perché vorrebbe essere al tuo posto. Se ti incensa e parla bene di te in pubblico è solo per apparire e mostrare quanto è bravo.

Fin dall’asilo ti ha infastidito, ha continuato nel corso degli anni e lo fa ancora perché nonostante tu lo abbia capito, non riesci a smascherarlo: non provarci, la maggior parte delle persone ti dirà che sei geloso e invidioso. Non tutti si accorgono del leccaculo e tu faresti solo brutta figura. Allora aspetta, prima o poi sarà messo a nudo. Sai perché? Perché il leccaculo, tirapiedi, adulatore… non è molto intelligente, altrimenti se la caverebbe da solo e, prima o poi, farà un passo falso. E la maschera va giù, lasciando la sua lingua a secco. Concludendo: consoliamoci, la sua fine è segnata, lo stesso Dante Alighieri nel canto XVIII de l’Inferno non ebbe pietà per i leccaculo tanto da immergerli per l’eternità in una bolgia piena di escrementi. 

Maria Giovanna Farina


L'eredità del Covid


Subire un periodo di chiusura, per usare termini italiani e non approfittare sempre della lingua inglese, può essere stata una esperienza diversa per ognuno di noi.

C'è chi si è sentito prigioniero, privato dei suoi diritti primari (cosa vuol dire che non posso uscire di casa?), chi ha goduto finalmente della famiglia e chi con la famiglia attorno 24 ore su 24 è schizzato. C'è chi finalmente si è sentito protetto nella sua abitazione e chi ha finalmente evitato le solite interferenze dei vicini o degli amici insistenti. Perché in fondo è così: se vivi di telefono e mezzi on line, puoi far finta di non aver letto, sentito, ricevuto, quello che invece di persona devi subire quotidianamente.

Io? sono stata benissimo, seppur sola; forte di una casa accogliente, di un giardino che mi permette di uscire liberamente... E così ho potuto assaporare una vita pacata, senza corse, senza impegni obbligati a cui spesso non so dire di no, insomma...peccato che è finito. So di dire una sciocchezza, devo dire e lo faccio con  convinzione, meno male che è finito e speriamo non torni, ma non lo dico per me. Lo dico pensando a chi è mancato, agli amici perduti, agli ammalati, ai loro parenti, all'economia del paese, anzi del mondo intero.

Ma per tornare a me, in quei mesi mi dicevo - ecco, così dovrò fare alla ripresa, dosare le cose da fare, rinunciare a questo per scegliere quello; sarà così, ce la farò. E invece? tempo una settimana, alla ripresa delle attività eccomi di nuovo immersa in quella fretta ingiustificata, in quel non saper dire di no a tutti e ad avere, ancora una volta, l'ansia del fare. Allora non mi ha insegnato niente il Covid? Oh tante cose, il rispetto altrui, che non è mai mancato, l'attenzione a regole e norme da rispettare assolutamente, ma la pazienza e la calma no. Ha vinto ancora una volta la frenesia della vita moderna, quella che, a dirla con Calindri, una volta si vinceva con un Cynar...

Tutt’intorno, invece, fin dall'inizio ho avvertito una grande apertura agli altri, agli ultimi. Lavorando nel volontariato subito abbiamo notato quanto più si è mossa la gente. Se da un lato le richieste di aiuto sono salite alle stelle, con incrementi dei bisogni esagerati, dall'altro tantissimo veniva donato, dai privati e non solo. Abbiamo potuto sfamare molte nuove famiglie, oltre a quelle che assistiamo regolarmente, arrivando a giorni ad avere anche il superfluo.

Questo è stato, e se continua, è un aspetto molto positivo.

Purtroppo però, noto nella società una recrudescenza dei disagi e ne sono un esempio i fatti di cronaca di questi ultimi giorni. Ancor più violenze, sopraffazioni, femminicidi.

Il Covid ci ha inoculato una sofferenza maggiore? Non ci ha regalato solo solidarietà e pacatezza, ma anche insofferenza e voglia di predominare? No, questo non è il virus, ma la natura umana, che quando ci si mette mostra benissimo il peggio di sé, Covid o non Covid.

Spero possano arrivare al cuore di tutti e far riflettere le parole di Papa Francesco all’Angelus della festa di Pentecoste:

Voi sapete che da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce o migliori o peggiori. Che abbiamo il coraggio di cambiare, di essere migliori, di essere migliori di prima e poter costruire positivamente la post-crisi della pandemia.”

Giuliana Pedroli, giornalista



Ricordo di un viaggio ad Amsterdam

 


Il viaggio è un momento per ritrovare lo spirito di esplorazione vivo da sempre dentro l'essere umano, una spinta a conoscere il diverso da noi, ma anche il bello, il nuovo, la meta. In questo modo ho sempre interpretato il bisogno di muovermi nel mondo: una necessità ancestrale e allo stesso tempo via di fuga dalla pesantezza della routine. In questo momento storico quando il virus ci ha addirittura bloccati in casa per alcuni mesi e tuttora non conosciamo il giorno preciso in cui saremo di nuovo liberi, ecco che avvertiamo il bisogno di andare lontani.



Così mi sono affiorati i ricordi dei viaggi passati, viaggi capaci di alleggerire il senso di impotenza e far avvertire meno gravosa l'attesa del ritorno alla libertà.

Nel 2008 ho finalmente coronato un sogno, quello di andare ad Amsterdam, non ci ero mai riuscita nonostante lo avessi messo nei miei programmi. La cosa sorprendente fu scoprire che una mia amica, Silvia, che conosco dai tempi della prima superiore, aveva lo stesso sogno irrealizzato: la concomitanza fortunata ci ha fatto decidere per la partenza. Senza rendercene conto ci siamo trovate nella splendida Venezia del nord durante la Festa Nazionale della Regina, così abbiamo visitato la città colorata di arancione in occasione della ricorrenza. Il motivo principale per cui volevamo recarci ad Amsterdam era poter finalmente metter piede nel Museo di Van Gogh ed anche in questo caso la fortuna ci ha assistite perché era in corso una mostra in cui si potevano ammirare i capolavori di Vincent provenienti da musei di tutto il mondo.



Considero da sempre Amsterdam la libertà per antonomasia, luogo in cui si rifugiò per un periodo il filosofo Cartesio spaventato dalla condanna inflitta a Galileo, una meravigliosa città ricca di canali ai cui bordi sono parcheggiate migliaia di biciclette; le piste ciclabili là sono larghe come le nostre strade, puoi pedalare in sicurezza perché le automobili sono in minoranza. Inutile dire che adoro le due ruote fin dall'infanzia. Il viaggio è anche occasione per conoscersi meglio e quindi anche l'opportunità per rinsaldare un'amicizia.



Appena la normalità sarà nuovamente tra noi, dovrò ritornarci, magari per sempre. chi lo può dire?!

 Maria Giovanna Farina