Una
delle resistenze maggiori da superare nel modo di ragionare è quella
dovuta a quanto “ereditiamo”, volenti o nolenti, dalla cultura
alla quale apparteniamo. E per cultura si intende ciò che ci viene
tramandato, giusto o sbagliato che sia, da quanti ci hanno preceduto.
È noto che non è tanto la validità dei concetti quanto il modo con
cui vengono impartiti a determinarne la validità per cui sovente si
dà più ascolto al “sentito dire” o a quanto si è sentito fino
alla nausea rispetto a ciò razionalmente valido. Gaston Bachelard,
matematico filosofo francese del secolo scorso asseriva che
l’endosmosi abusiva dell’assertorio nell’apodittico e della
memoria nella ragione sono le cause prime contro la formazione dello
spirito scientifico e, visto il tenore delle opinioni imperanti, non
si può che dargli ragione. Io la penso così, quante volte ci
è capitato di dire o di sentire queste parole? Senz’altro tante,
ma ci siamo mai chiesti fin a che punto quest’asserzione
corrisponde al vero? Quanto di ciò che crediamo sia frutto della
nostra testa è davvero tale?
Uno
dei compiti del filosofo è quello di dare una risposta a queste
domande e far sì che il pensiero di chi pensa sia il più possibile
libero dal condizionamento operante. È difficile mettere in
discussione gli insegnamenti ricevuti, in particolar modo quelli
impartitici dai nostri genitori che a loro volta avevano ricevuto dai
loro genitori che a loro volta….Sì, molte cose che una volta erano
ritenute assiomi, ora non lo sono più, anzi vengono ritenute
sbagliate e la lista sarebbe troppo lunga. Persino certi capisaldi
della religione cattolica non sono più tali e gli addetti ai lavori
sanno che non mi riferisco alle innumerevoli variazioni del
lezionario. Una volta c’era l’elisir di lunga vita, rimedio
contro ogni male che in teoria curava dalla coriza al cancro ma in
realtà era solo un placebo, si riteneva che le comete fossero causa
di sventure, che fumare uccidesse i microbi e le persone ritenute
poco gestibili, quasi sempre donne, venivano messe al rogo. Procedure
apotropaiche d’ogni sorta erano praticate ad ogni livello
socio-culturale. Molte cose sono cambiate, ma siamo ancora molto
lontani dallo spirito scientifico auspicato da Bachelard; hanno
spento le pire, ma rimangono ancora accesi molti lumini e sappiamo
che certe sostanze sono altamente infiammabili. Un altro punto
relativo alla proprietà di pensiero riguarda le scelte che si fanno,
in particolare quelle relative alla politica che troppo spesso
combaciano supinamente con la linea del partito, qualunque esso sia,
e non col modo di vedere le cose che dovrebbe essere il più
possibile scevro da condizionamenti d’ogni sorta.
Un
suggerimento per iniziare il cammino verso la formazione di uno
spirito scientifico potrebbe essere quello di non dare mai nulla per
scontato e prima di lasciarsi andare a facili inferenze chiedersi:
cui
prodest?
A chi giova?
Max Bonfanti, filosofo analista
Nessun commento:
Posta un commento