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22 giugno 2019, la pianista e compositrice Cristiana Pegoraro ha ricevuto il premio Marisa Bellisario, la mela d'oro come riconoscimento alle eccellenze femminili. Un grande emozione anche per me che ho il piacere di conoscerla e di averla intervistata nove anni fa per la prima volta su L'accento di Socrate a cui ne sono seguite altre su diverse riviste. Riporto di seguito quella del 2010.
Da L'accento di Socrate
Cristiana
Pegoraro è una pianista di fama mondiale, un’italiana che si è
fatta conoscere ed apprezzare nell’esecuzione e nella composizione
musicale. Eclettica e creativa, di formazione classica, si lascia
ispirare anche dalla sensualità del tango argentino. Rappresentante
di un femminile produttivo ed elegante, ho avuto il piacere di
intervistarla per inserirla nel nostro laboratorio filosofico come
modello ideale per le nuove generazioni. La musica, diceva il
filosofo Arthur Schopenhauer, viene compresa ovunque: essa è l’unica
vera lingua universale. Se poi la musica è così elevata come quella
di Cristiana Pegoraro….
D.
Quando ha toccato i tasti per la prima volta?
R.
Ho iniziato a quattro anni all'asilo, avevamo un'insegnate di musica
come tutti i bambini. Poi mi sono molto appassionata e a cinque anni
mia mamma mi ha chiesto se volevo studiare seriamente, così mi ha
portato da un'insegnante privata ed è stata una bellissima cosa
perché io ero molto appassionata da subito
D.
Ce l'aveva proprio dentro di sé
R.
Assolutamente sì. Mi ricordo quando portarono a casa il primo
pianoforte verticale, ebbi una crisi di pianto, di riso, di gioia, mi
rotolavo per terra: per me questo pianoforte era una cosa bellissima,
era arrivato e potevo suonare
D.
Era quasi un destino per lei
R.
Veramente!
D
Lei, Cristiana, si sarà fatta aspettative da giovane diplomata, in
che misura si sono realizzate?
R.
Ho iniziato a suonare e per me era la cosa più normale del mondo, io
suonavo e studiavo e a volte i miei genitori mi dicevano di non
studiare così tanto ma di fare anche altre cose. Ma io ero lì
appiccicata al pianoforte e mi sentivo molto bene. Finché uno è
bambino non si pone la domanda “Dove andrò con questo?”, io
volevo suonare: punto. A dieci anni ero sicura che volevo fare la
pianista, sono entrata in conservatorio ed ho iniziato a fare i primi
concerti senza avere delle mete da raggiungere: volevo suonare,
volevo far concerti. Diciamo che tutto ciò si è poi realizzato,
sono estremamente fortunata perché non insegno, ma vivo di concerti,
mi sposto da città a città e svolgo la libera professione. Con gli
anni pian piano di mete se ne sono create sempre di più perché uno
tende a sviluppare la propria carriera, sempre una carriera in
crescita alla ricerca di nuove esperienze musicali. Essere artista
non vuol dire solo essere pianista anche se nasco come pianista
classica, ma dopo tanti anni vissuti a New York mi si sono aperti gli
orizzonti ed ho studiato molto la musica sudamericana. Poi ho
iniziato a comporre, a fare le mie trascrizioni dei tanghi di Astor
Piazzolla. Ho molto variato
D.
Lei nel 2007 riceve insieme a Claudio Abbado il premio Sebetia-Ter,
targa d'argento del Presidente della Repubblica, come riconoscimento
per la sua attività di concertista e compositrice, cosa rappresenta
per lei la scrittura musicale?
R.
E' l'espressone più diretta di me stessa, dei miei sentimenti più
che suonare un brano di un altro compositore. Questo mi esce dal
cuore, è una cosa estremamente spontanea che faccio
D.
Una persona usa l'alfabeto per scrivere di sé come lei usa le note
R.
Esattamente. Anche se mi sento artista a trecentosessanta gradi, ho
scritto e pubblicato un libro di poesie con mia musica (Ithaka). Ho
nel sangue il dovere di esprimermi e cerco di farlo con i mezzi che
ho a disposizione e la musica è sicuramente il primo mezzo, un
linguaggio molto immediato ma mi piace scrivere anche con le parole.
Mi diverto anche con le immagini attraverso la fotografia
D.
Probabilmente la musica le ha aperto al strada, che poi per lei è
diventata la strada maestra, ma le ha dato anche la possibilità di
far uscire tutte le altre parti di sé artistiche
R.
Credo che il mio DNA sia artistico, non mi mettete a fare una cosa di
matematica. Anche se dicono che il musicista ha una mente matematica,
credo di essere l'unica eccezione al mondo
D.
Forse eccellendo al pianoforte ha dovuto mettere da parte il resto.
Credo che lei sarebbe riuscita in matematica se ci si fosse dedicata
maggiormente: forse tutto il resto è sceso in secondo piano?
R.
Sì, la musica veniva prima di tutto anche se ho avuto una
preparazione generale
D.
Nel 2005, in occasione del suo decimo concerto annuale al Lincoln
Center di New York, le viene conferito dal Circolo Culturale Italiano
delle Nazioni Unite il prestigioso riconoscimento “World Peace
Award” per il suo particolare impegno nel promuovere la Pace nel
mondo
R.
Sì, nel corso degli anni ho fatto molte cose insieme ad
organizzazioni internazionali a supporto della pace e per i bambini,
sempre attraverso le Nazioni Unite, ma anche con l'Unicef. Ho
collaborato anche con Emergency
D.
La musica che è il suo canale comunicativo privilegiato, come può
creare la pace dell’anima?
R.
Sono convinta che la musica vada a risvegliare dei sentimenti che noi
portiamo dentro e spesso sono talmente dimenticati da tante altre
cose anche materiali. Penso che l'essere umano abbia dentro una sua
sensibilità e la musica, essendo un linguaggio così diretto senza
parole e universale, vada a risvegliare nell'animo di ognuno quello
che ha dentro. Dopo tanti anni che mi occupo di compositori, di
capire quello che hanno scritto, mi rendo conto che questi grandi
geni sono state delle persone estremante profonde e ci hanno lasciato
una serie di messaggi attraverso la loro musica; se uno riesce a
capirli, da interprete ha il dovere di passarli alle persone che ci
ascoltano. Nei miei concerti racconto aneddoti, racconto cosa vuol
dire quel pezzo musicale e perché il compositore lo ha scritto così.
Lo faccio per far avvicinare le persone all'idea creativa. Dopo di
che l''ascoltatore ha l'animo più aperto per ricevere quello che gli
vado a suonare ed io non faccio altro che risvegliare quello che
ognuno di noi si porta dentro. Spero di riuscirlo a fare
D.
Lei fa dunque una terapia. Se la musica riesce a risvegliare, esci
dal concerto che stai meglio
R.
Sì, e vero, me lo dicono. Molti mi dicono “Ho passato un'ora di
trasporto in un'altra sfera” oppure “Mi son sentito bene”. Io
la prendo anche molto come una missione, purtroppo nel corso degli
anni il musicista, anche importante, è stato sempre una persona
vista sul piedistallo: entra, suona, saluta e se ne va. Invece
proprio perché manca fondamentalmente, soprattutto qui in Italia,
una cultura di base musicale, bisogna risvegliarla
D.
Lei fa un discorso socratico, Socrate sosteneva che dentro di noi c'è
tutto bisogna solo tirarlo fuori. Effettivamente il musicista
supponente non aiuterà mai nessuno ad avvicinarsi alla musica
classica che è una musica eterna
R.
Certo. Tra l'altro sono un'amante della filosofia greca
D.
I Greci hanno detto tutto...
R.
Sì, hanno detto tutto, poi è stata un po' elaborata
D.
Attualmente lei è impegnata, prima artista donna italiana al mondo,
nell'esecuzione integrale, in Italia, Germania e Austria, delle 32
Sonate per pianoforte di Beethoven
R.
Sì, è una cosa estremamente impegnativa. Sto studiando Beethoven
anche dal punto di vista del chi era lui come uomo, cosa faceva
perché preparo otto concerti con otto conferenze con otto temi
relativi a Beethoven e al periodo storico. Lui era un appassionato di
filosofia e come lui tanti altri compositori si sono spesso
riagganciati alla filosofia greca. Beethoven amava Kant, Beethoven ha
messo in musica anche la filosofia
D.
Il suo grande impegno quotidiano con il pianoforte, un dedicarsi così
profondo è motivo di felicità o ruba spazio al resto?
R.
Eh sì, tutto non si può avere nella vita. Bisogna fare dei
sacrifici, magari da ragazza lo facevo così spontaneamente che non
mi veniva l'idea di volere altre cose. Alle gite scolastiche non
andavo mai perché dovevo suonare, alle feste andavo
pochissimo...Nessuno mi costringeva a suonare. Poi nel corso della
vita ho dovuto fare altre cose per la sopravvivenza, ho vissuto fuori
dall'Italia già da quando avevo sedici anni...Però il mio tempo è
stato occupato fondamentalmente dal suonare, dal conoscere, dal
viaggiare perché associato alla mia professione. Conoscere persone
diverse e culture diverse arricchisce molto
D.
Forse ha riempito i vuoti di esperienze
R.
Sicuramente. Sono comunque una persona molto socievole e con gli
altri sto benissimo, ma sto bene anche da sola
D.
Star bene con se stessi significa essere cresciuti bene
R.
Non è semplice perché anch'io spesso soffro di solitudine
D.
Sono stati d'animo che appartengono a tutti, che affondano le radici
nel vissuto di difficoltà personali, l'importante è saper convivere
con le proprie difficoltà
R.
Bisogna raccontarle e capire cosa sono
D.
Considerando il suo libro di poesie “Ithaka”, le chiedo cosa
rappresentano per lei i luoghi della memoria?
R.
Tornare alle origini. In Grecia, adoro al Grecia e sono felice di
ritornarci perché lì mi sento a casa. È risvegliare una memoria
che è dentro di me, ma anche in ognuno di noi perché tutti veniamo,
a livello spirituale e di pensiero, dalla Grecia. È un avvicinarsi
alle origini dell'uomo
D.
Della cultura occidentale che è in declino... ma lei fa di tutto
perché ciò non accada
R.
Io lo spero. Mi capita spesso di incontrare, anche in ambienti
totalmente diversi, amanti della Grecia con questa ideologia
D.
La musica è un mezzo per viaggiare nel tempo?
R.
Sì, anche perché io sono molto nostalgica. Mi trascino nel passato
facendo dei lunghi viaggi
D.
Era un tempo più adatto alla creazione artistica?
R.
Era un tempo molto più lento con meno tecnologia, adatto alla
creazione artistica
D.
Oggi l'arte non c'è più?
R.
Sono convinta che non nascerebbe più un Beethoven
D. Lei
è una degna rappresentante
R.
No, io non mi paragono
D.
Ma io posso
R.
Diciamo che sono un'incarnazione moderna del musicista. Uso il
computer, ma quando compongo uso la matita e sembro una di duecento
anni fa. Non mi sono convertita
D.
Ha mai rischiato di rinunciare alla musica?
R.
No, ho lottato sempre per averla. La mia vita normale si è
aggiustata intorno alla mia vita di artista
D.
Una domanda che nessuno le ha fatto e alla quale lei vorrebbe
rispondere
R.
È uscito da ciò che abbiamo detto fin ora. Se la domanda fosse:
Puoi vivere senza musica? No, non potrei vivere senza musica. Potrei
forse fare a meno di tutto il resto. L'amore e la passione sono due
elementi su cui baso il mio essere musicista. Non solo l'amore per un
essere umano ma l'amore in generale e ad alto livello: anche di
questo ne faccio a stento a meno
Maria
Giovanna Farina
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