Che
i muri delle nostre città e non solo quelli, siano diventati lavagne
alla mercé di chiunque voglia sfogarsi è un dato di fatto, chi
siano invece coloro che si sfogano sui muri è meno evidente. Si dice
sempre che non si debba fare d’ogni erba un fascio ed è giusto che
sia così, quindi anche in questo caso è bene non generalizzare.
Il
fenomeno non è nuovo, un tempo, quand’ero ragazzino i muri
recavano scritte fatte col gesso, quando c’era, oppure con i pezzi
di mattoni rossi trovati in giro per le strade; il loro significato
era immediato: viva milan, viva inter, abbasso questo o quello o
meglio ancora viva la figa. Bei tempi! Ora le cose sono cambiate, non
si scrive più col gesso ma con le costose bombolette spray e le
scritte son per lo più incomprensibili ai più, ma molto chiare a
chi le deve capire: forme, loghi che rappresentano qualcuno, che lo
identificano e fanno dire “guarda che bravo, dov’è riuscito a
scrivere”. Ma andiamo con ordine, questi ultimi rappresentano solo
una categoria, quella degli incompresi e frustrati con la sottospecie
degli imbecilli, cioè coloro che imitano imbrattando senza neppure
sapere cosa fanno, credono che siano solo sgorbi fini a se stessi e
per questi c’è solo la speranza che crescendo, magari con l’aiuto
di un buon educatore, migliorino. I primi, invece, quelli
appartenenti alla categoria degli incompresi, hanno avuto un’infanzia
difficile, non potevano neppure fare la pupù dove volevano che
subito qualcuno glielo proibiva, fosse solo quello, erano pure
ignorati dai genitori troppo presi a lavorare com’erano. Ora
finalmente possono imbrattare tutti i muri che vogliono e ci lasciano
pure la firma come per dire: guardate, sono io, esisto! Diciamo che
per questi un buon educatore non sarebbe sufficiente, avrebbero
bisogno di un buon analista, poveri ragazzi. Poi ci sono i vandali
per i quali tutto va bene, l’importante è lordare e distruggere,
anche questo è un modo, seppure molto puerile e primitivo, per
dimostrare la propria esistenza in mancanza di altre qualità.
Costoro non si accontentano dei muri ma lordano i cartelli stradali,
le piantine della metropolitana e tutto ciò che gli capita a tiro.
Direi che per essi sarebbe utile il dantesco contrappasso per
analogia. Rimangono i writers, i graffitari e gli artisti. I writers,
ossia quelli che scrivono qualcosa dal contenuto intelligibile
segnano il limite di demarcazione, una sorta di spartiacque tra
quelli bisognosi di un trattamento ri-educativo e l’inizio di chi
possiede un certo senso artistico; potrebbero rappresentare una sorta
di limbo. Le ultime due categorie, graffitari e artisti, in realtà
vicini idealmente, si distanziano dalle precedenti in quanto non si
limitano a coprire i muri ed altre superfici idonee con le loro
opere, ma, per esprimere la loro presenza su questo mondo
estrinsecano sentimenti e sensazioni più vicini al senso comune di
arte: sono gli autori dei murales, si ispirano alla graffiti-art, il
movimento artistico nato negli anni ’80 negli Stati Uniti e tra
questi bisogna riconoscere che ci sono dei veri artisti. Questo breve
excursus nel mondo dei consumatori a go go di bombolette spray credo
possa rispondere, almeno in parte, a coloro i quali si chiedono il
senso delle scritte, dei disegni e degli scarabocchi; la speranza è
che questa riflessione possa essere utile per un cammino verso una
maggiore sensibilizzazione fautrice di un rapporto più civile con la
Res Pubblica.
Max
Bonfanti, filosofo analista
(Tutti
i diritti riservati©)
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