Immagine tratta da Vivimilano |
Il mio ricordo di Lucio Dalla scritto sette anni fa quando il cantante ci lasciava.
Lucio
Dalla vivrà in eterno, le sue canzoni ci hanno accompagnato per
tanti anni della nostra vita con il loro stile inconfondibile, credo
sia questo soprattutto a rendere immortale un musicista: quando non
lo si confonde con nessun altro. La sua prima canzone per me è
stata 4 marzo 1943,ero una bambina e lo ricordo a San
Remo sul palcoscenico dell'Ariston quando la televisione era ancora
in bianco e nero. Poi crescendo ho ascoltato tante altre creazioni
da Piazza grande, L'anno che verrà,
a Futura, Anna e Marco fino a Balla
balla ballerino, Settima luna...e poi ancora quando
adolescente non ero più. Non le ricordo in ordine di tempo, queste
sono le prime che la memoria ha rievocato: a tutte queste canzoni è
legato un ricordo della mia vita. Certi personaggi non dovrebbero mai
morire, per loro le leggi dell'universo eccezionalmente dovrebbero
essere sospese. Scomparendo portano con sé anche una parte della
nostra vita, ma non il ricordo perché Lucio Dalla è un grande
artista che ci ha aiutati a crescere, a sentirci meno soli, a vivere
insieme. Rammento un suo concerto in piazza Duomo del 1981, erano i
tempi in cui indossava il baschetto blu di maglia: pioveva, la piazza
era strapiena, lui impassibile con un impermeabile giallo si esibiva
per tutti noi. Tanti anni dopo nel 2004 ero a teatro per assistere
alla sua opera Tosca, amore disperato, ritornata a casa
ho scritto queste righe che sento molto adatte alla circostanza:
Tosca,
la celebre opera di Puccini reinterpretata da Lucio Dalla, trasmette
qualcosa di insolito che va al di là della semplice emozione che un
amore tragico come quello dei due protagonisti, Tosca Florio e Mario
Cavaradossi, suscita. I rifacimenti sono spesso molto discutibili e a
volte nascondono l’incapacità di un artista di produrre qualcosa
di nuovo, ma in questo caso l’interpretazione di Dalla regala nuove
suggestioni. La trama dell’opera pucciniana è fedelmente
riproposta, ma tutto il resto è libera creatività. Le musiche, i
costumi, le coreografie e il cast coinvolgono lo spettatore in un
susseguirsi di emozioni da montagne russe. La musica, le voci e le
immagini di scena sembrano preludere un uragano di passione per poi
riportare immediatamente in una condizione di malinconia, come se
qualcosa di bello stesse per accadere e poi non trovi realizzazione.
Questa situazione lascia col fiato sospeso e con un certo sconforto
nel cuore, lo spettatore com-patisce (nel senso di patire con) lo
stato d’animo dei due innamorati che si nutrono della loro
passione, ma sentono la minaccia della fine incombere sulla loro
unione. Tosca e Mario, amandosi perdutamente e disperatamente,
diventano un simbolo dell’Amore che supera le rigide barriere della
convenzionalità per raggiungere l’Assoluto: chiunque ami è qui
rappresentato. Un altro aspetto particolare di quest’opera è la
capacità di portare, in alcuni momenti, ad un punto alto di
commozione per poi introdurre una parentesi quasi comica capace di
interdire il pianto che stava per sgorgare. Apparentemente può
significare una volontà di sdrammatizzare, in realtà credo sia il
voler mettere in scena gli opposti: tragico e comico nella vita
spesso si incontrano cercando di contendersi il primato. La
rappresentazione, davvero originale nel mettere insieme generi
musicali differenti, si conclude con il messaggio che i
grandi amori vivono oltre la morte e, certamente,
oltre ogni tentativo di inficiarli. Mi ha colpita Iskra Menarini che
nel ruolo di Sidonia, personaggio creato da Dalla, è la splendida
interprete di “Amore disperato”, il leit motiv dell’intera
rappresentazione. Lucio Dalla tiene
d’occhio costantemente la sua creatura aggirandosi in sala, ma
appena ti accorgi della sua presenza si dilegua con l’agilità di
un gatto e scompare come una visione.
Maria
Giovanna Farina
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