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Disegno a matita di Flavio Lappo |
Incontrarsi per
un caffè e fare due chiacchiere con un’amica è sempre un momento
piacevole. Già il bar, per me anche luogo di dialogo dove
riflettendo mi è capitato di parlare dei ragazzi vittime degli di
eccessi e si pensa subito a quei giovani che abusano di alcol, si
aggirano con la bottiglia tra le mani e trascorrono i loro sabato
sera giocando a chi vomita per primo: questi comportamenti sono così
lontani dalle nostre abitudini, eppure molti di loro sono nostri
figli. Una volta i ragazzi si potevano considerare adulti se
riuscivano a non ubriacarsi, se bevevano a pranzo qualche bicchiere
in più ma mai al punto da non essere più in grado di condurre una
vita normale. Mi viene in mente un ragazzo adolescente carino,
simpatico e per bene. Al sabato sera per non tradire il gruppo dei
pari partecipa a feste alcoliche, ritrovi in locali alla moda o nella
piazza principale della cittadina dove vive. La prima volta ad una
festa è un momento importante per ogni giovane che si affaccia alla
vita, è un momento da sperimentare, è un’iniziazione a cui si
anela e, a seconda dell’epoca in cui si vive, la moda del momento
fa da sempre la sua entrata a gamba tesa. Ognuno con il suo look, con
i capelli più o meno lunghi, con la musica dei cantanti più in
voga, sente di appartenere ad un piccolo gruppo di amici ma allo
stesso tempo sa essere parte di un tutto, di un grande raggruppamento
sociale. L’immenso mare della società fa paura a chi sta per
staccarsi dal nido. Vestirsi come gli amici dà una certa sicurezza,
ci si spalleggia a vicenda, si diventa una sola persona più grande,
più sicura e più in grado di difendersi. Si sa, l’unione fa la
forza e allora tutti vestiti secondo un medesimo stile fa sentire
protetti nel difficile passaggio dalla famiglia alla società dove
persone ed esperienze nuove attendono al varco l’adolescente. Un
tempo era diverso, i giovani vivevano in una famiglia allargata, dai
nonni ai più piccoli appena nati era una catena ininterrotta di
affetto, il nucleo famigliare era un gruppo sociale con regole rigide
ma formative: i vecchi si dovevano rispettare, gli uomini andavano a
lavorare, le donne badavano ai figli, alla casa e ai vecchi.
L’emancipazione, le piccole famiglie di tre quattro persone odierne
hanno sconvolto l’equilibrio? Tornare indietro è impossibile e non
lo desideriamo per non perdere anni di lotta per l’emancipazione
femminile, per l’acquisizione di importanti diritti… ma
riflettere su ciò che sta accadendo ai nostri giovani è un obbligo
morale e civile. Tornando al ragazzo di cui stavo parlando, che
convenzionalmente chiamerò Giorgio, lui pur di appartenere ad un
gruppo beve ogni sabato sera, si sballa, come si dice oggi, fino a
vomitare. Sta male per divertirsi, una contraddizione, un’opposizione
mentale che appare subito assurda eppure per lui e per i suoi amici è
diventata normalità. È divertente stare male? È normale stare
male? È normale stare a guardare senza provare a capire qualcosa?
Senza intervenire.
"Questi
ragazzi hanno paura di crescere e rimangono piccoli. Rigurgitano come
i poppanti per rimanere bambini accuditi”, mi dice Corinna
Cristiani, la filosofa relatrice della mia tesi di laurea che ora è
un'amica con cui ho studiato i comportamenti adolescenziali, dopo
aver riflettuto su questa situazione.
Quindi per
sentirsi grandi si comportano da bambini. Ma i grandi non erano
quelli che bevevano e rimanevano lucidi? Qualcosa si è sballato nel
corso delle generazioni. Se guardiamo attentamente i ragazzi e le
ragazze, e per le donne l’alcol è ancora più nocivo, che si
aggirano con la bottiglia della birra in mano possiamo senza fatica
immaginare che cosa stiano facendo: portano a spasso una copertina di
Linus, l’oggetto transizionale di Winnicot, che altro non è se non
un sostituto del biberon. Se lo sballo è un desiderio di tornare
piccoli, tocca a noi adulti trarre le conclusioni e rimboccarci le
maniche per aiutare i ragazzi a crescere in modo equilibrato.
Facciamo in modo che lo s-ballo diventi sono ballo.
Naturalmente c'è
anche il problema delle droghe, ma questo merita un approfondimento a
parte su cui tornerò.
Maria Giovanna Farina
Maria Giovanna Farina
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