Quando il collezionismo occupa eccessivamente lo
spazio degli altri diventa un ostacolo per la vita in comune. È
interessante considerare l’oggetto che si sceglie: spesso è
casuale, ma in tanti casi dice molto dei bisogni della persona,
comunica qualcosa di importante da non sottovalutare e se continua
non è più casuale.
Ma cosa è il collezionismo? Ognuno di noi ha
iniziato almeno un volta nella vita una raccolta, a partire da quella
di figurine nell’infanzia per giungere ad oggetti di vario tipo da
adulti. I pezzi di una collezione possono essere di materiale
prezioso ma anche di plastica, per il collezionista non ha alcuna
importanza il componente, ciò che conta è l’oggetto e le sue
svariate rappresentazioni. Riflettendo possiamo subito dedurre che
chi colleziona si appropria di copie diversificate, anche
minimamente, della stessa cosa. Il suo desiderio è possedere sempre
più oggetti, i più rari, i più strani, quelli che non possiede
nessuno, è un po’ come dire “Io sono arrivato a possederli
tutti”. Se da un lato questo può apparire un atteggiamento
infantile, dall’altro possiamo considerarlo un bisogno di
rassicurazione. Chi possiede tutte le versioni (cosa impossibile) di
una bottiglia possiede la bottiglia e quindi ciò che essa
rappresenta per lei o per lui. Collezionare è, dal mio punto di
vista filosofico, possedere la storia: gli oggetti collezionati
ricordano i vari momenti in cui sono entrati nella nostra vita,
dicono l'epoca in cui sono stati costruiti... Se osserviamo però il
collezionista ci accorgiamo che non raggiunge mai l’appagamento, è
felice quando aggiunge un nuovo pezzo alla sua raccolta, ma torna
smanioso subito dopo. L’oggetto dei desideri consente di mettere in
luce qualcosa di cui siamo privi, quindi la collezione può darci
anche l’illusione di colmare una vuoto.
Il collezionismo si può considerare come il gatto
che si morde la coda, un'azione che non raggiunge mai l’obbiettivo,
a meno che si decida di terminare la raccolta. Possiamo concludere
dicendo che il collezionista va lasciato fare, solo in casi estremi
se dilapida ad esempio il patrimonio di famiglia, o pericolosi come
nel caso dei serial-killer, è necessario intervenire. (Segnalo un
caso particolare da me trattato, “Il collezionista di Barbie”)
http://www.mariagiovannafarina.it/barbie.html
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