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Acrilico su tela di Flavio Lappo |
Ponti
che crollano, strade con buchi grandi come i crateri di un vulcano,
strade che si sgretolano sotto la pioggia battente, torrenti che
straripano improvvisamente: tutto ciò è anche l'Italia
contemporanea. Un Paese dove l'incuria è sempre più presente e il
degrado va di pari passo con quello culturale. Sì, perché
l'involuzione culturale che è fatta di maleducazione, mancanza di
senso civico, discriminazione verso il diverso, accanimento sui più
deboli e non solo di incuria, è specchio di decadenza. Ma fino a che
punto dovremo giungere con la decadenza? Le grandi civiltà sono nate
cullando la cultura e le arti: cosa significa essere civili se non
vivere rispettando tutto ciò che ci circonda, persone, oggetti,
opere d'arte, idee altrui. Il rispetto credo sia la parola chiave,
oggi non si insegna il rispetto, termine dimenticato e presente solo
nel dizionario come lettera morta. Se il rispetto fosse materia viva
non assisteremmo a continui agghiaccianti fatti di cronaca dai
femminicidi, agli atti di bullismo, dai buchi nell'asfalto ai ponti
che crollano; se i ponti che crollano sono metafora dei rapporti
umani che si sgretolano, il ponte ha il compito di collegare due
luoghi altrimenti difficilmente raggiungibili, non dimentichiamo che
se crollano è perché chi doveva controllarli non lo ha fatto
mancando di rispetto alle migliaia di persone che su quel ponte ci
transitano.
Trovare
una soluzione al degrado è possibile se ognuno di noi decidesse di
lavorare per un riscatto collettivo fatto prima di tutto di rifiuto
verso la mancanza di rispetto, a partire dalle piccole cose
quotidiane. Non possiamo in un gesto cambiare il mondo ma abbiamo la
capacità di dare il via ad un percorso opposto alla decadenza
iniziando a rispettare con convinzione l'altro senza scordare noi
stessi. Ci rispettiamo davvero? O ci lasciamo prevaricare perché
abbiamo abbandonato la forza di lottare? Quando qualcuno butta una
cartaccia a terra o mette le scarpe sporche sui sedili di un autobus
manca di rispetto a tutta la collettività e noi siamo parte di
quella collettività violata.
Maria
Giovanna Farina
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