Disegno a matita di Flavio Lappo |
Siamo soliti
definirci fortunati o sfortunati a seconda degli esiti più o meno
positivi delle nostre vicende quotidiane. Essere fortunati o
sfortunati è un marchio che ci trasciniamo dietro e che spesso
influenza le nostre decisioni, un modo di valutare i nostri risultati
che può diventare una zappa sui piedi quando blocca il nostro
essere-quello-che-siamo. È stato Aristotele ad analizzare per primo
la fortuna sostenendo che si può parlare di caso fortuito solo
quando ciò che accade potrebbe essere frutto di una scelta, ma non
lo è. In che senso? Ad esempio incontro qualcuno che mi deve dei
soldi: potevo andare da lui e chiederli, ma non lo ho fatto. In
questo caso ho avuto fortuna, il caso me lo ha fatto incontrare.
Nella vita possiamo trovarci per caso al posto giusto e ciò può
significare nuove prospettive nel lavoro, un nuovo amore e in
generale nuovi orizzonti. Stiamo parlando di fortuna come caso e non
di fortuna come destino nel modo in cui intendevano gli antichi
Romani, ma allora esiste la fortuna? Sì, se noi la cerchiamo con
ordine, criterio e buona volontà. Non dobbiamo cioè dimenticare le
nostre capacità e disposizioni e quando ci capiterà un’occasione
propizia, allora sapremo riconoscerla e sfruttarla se non ci
abbandoneremo alla cieca ricerca di una fortuna qualsiasi.
Naturalmente la fortuna non può far tutto da sola:
1) se abbiamo
incontrato la persona che fa per noi non continuiamo a lamentarci per
piccole inezie, nessuno è perfetto cerchiamo di guardare la persona
nel suo insieme
2) se siamo
guariti perfettamente da una malattia seria, riteniamoci fortunati e
stiamo più attenti ad aver cura della buana salute.
3) se abbiamo
ereditato del denaro non sciupiamolo perché questo è voltar le
spalle alla fortuna che non esiste come entità reale, ma esiste come
buona occasione che prima o poi capita a tutti.
Spesso le nostre
lamentele nascono dal mancato impegno nella ricerca e nel
riconoscimento della buona occasione che un po’ scaramanticamente
chiamiamo fortuna.
Maria Giovanna Farina
Maria Giovanna Farina
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