La
prima volta che succede vai nel panico, ti domandi se non è il caso
di tornare a prenderlo, ma come fai, sei già in ritardo, c’è un
traffico terribile, bisogna proprio sperare che nessuno ti cerchi
questa mattina, altrimenti cosa potrà succedere? Quando arrivi a
casa, invece, ti accorgi che non c’è nemmeno una chiamata e tutto
sommato nemmeno tu sei morto a non cercare nessuno. In fondo sei
sopravvissuto un giorno intero senza quello che ormai è diventato un
prolungamento di te stesso. O meglio, un prolungamento della tua
testa, della tua mente, il cellulare. Non mi dite che non vi siete
accorti anche voi che da quando ci sono i cellulari abbiamo perso
molto, ma molto della nostra prontezza, della nostra memoria, della
nostra capacità cognitiva se vogliamo. Come quando sono state
permesse in classe le calcolatrici e tutti i ragazzi hanno
disimparato le tabelline. Ecco, la stessa cosa; ora non ricordiamo
più nemmeno il nostro numero di telefono o quello dei nostri cari.
Non voglio con questo demonizzare l’uso del cellulare, credo che
non ci sia niente
di male ad usare e magari cambiare spesso modello di telefonino; ma
occorre stare attenti che per ognuno di noi il tutto non si tramuti
in una ossessione, una compulsione, come se a tutti i costi volessimo
tenere tutto sotto controllo. Personalmente io,
anzi, ne voglio riconoscere l’assoluta utilità. Un’uscita
notturna, soprattutto se si è donna, un’urgenza, un problema da
risolvere, “ah,
come facevamo quando non c’erano i telefonini?”-
è una frase che sentiamo o diciamo spesso, dimenticandoci però che
siamo vissuti bene ugualmente per tanto tempo. Ma ora non potremmo
più farne a meno, lo so, ci hanno cambiato la vita e sicuramente
l’hanno migliorata, anche se qualche danno ce lo hanno provocato.
Forse ci siamo un po’ intossicati dall’uso esagerato, siamo un
po’ regrediti intellettualmente, perché non facciamo più il
minimo sforzo per studiare, capire, cercare, ricordare… è tutto lì
bello pronto sul nostro smartphone, a portata di mano o di tasca.
Dico questo perché lo valuto spesso su me stessa: io adoro ricevere
questo regalo tecnologico che mi fa ogni volta perdere ore di sonno
finché non ne imparo tutti i segreti. In questo preciso momento ne
ho uno che fa di tutto e di più se lo lascio fare: mi avverte, mi
parla, ha provato a svegliarmi di notte per dirmi che la batteria era
carica, con mio sommo spavento, potete immaginare, dato che sapevo di
non avere nessuno in casa e quindi nessuno che mi potesse parlare.
Insomma, credo che se gli chiedessi un cappuccino s’ingegnerebbe
per farmelo. È proprio un gran telefono. Ma per l’amore assoluto
che provo per la mia libertà, ho deciso che da questo pur utilissimo
e validissimo strumento, non voglio farmi condizionare. Intanto vedo
davvero sempre più persone e non solo giovani, che non lo
abbandonano un attimo: a tavola (il galateo qui avrebbe qualcosa da
dire), in auto, passeggiando a piedi. Convengo che in alcune
occasioni si possa aspettare una risposta, attendere un appuntamento,
ma non credo che cada il mondo se non siamo tempestivi nel rispondere
ad una chiamata, ad un sms. Non credo nemmeno sia una cosa sana che
tutti sappiano esattamente dove mi trovo in quel momento o in quel
giorno, siamo già controllati e spiati ovunque! Così,
personalmente, quando ho sistemato le cose doverose da fare,
aggiustato le relazioni importanti, esco, e guarda un po’, a volte
‘dimentico’ il cellulare. Se all’inizio questo un certo
turbamento, una certa insicurezza me lo provocava, ora è un profondo
senso di libertà che provo. Certo ci si deve arrivare gradatamente,
ma poi, che soddisfazione! Non voglio darvi suggerimenti, lo dovrei
fare prima con me stessa, ma spegnerlo ogni tanto, dimenticarlo in
auto qualche volta, non può che insegnarci a dosarne l’uso. In
fondo avremmo un po’ di frenesia in meno.
p.s.
- John B. scrive su Giornalettismo:
“20
milioni di italiani posseggono un telefonino di ultima generazione e
in Italia sono attive più di 150 SIM card ogni 100 abitanti: si
può agevolmente concludere che il telefonino contende all’orologio
da polso il primato dell’oggetto più “indossato” dagli
italiani”.
Si racconta anche del loro aumento tra poveri e anziani e le schede
ricaricabili hanno visto salire il mercato dell’11%.
Giuliana
Pedroli
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