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Acrilico su tela di Flavio Lappo |
Accade,
sovente, che si parli, si facciano inferenze e affermazioni senza
soffermarsi sul reale significato di quanto viene detto, domanda e
risposta. Ciò si verifica sia perché non si considerano nella
giusta misura le proposizioni in oggetto e sia perché il linguaggio
del parlare tanto per parlare corre su un diverso
binario dal linguaggio ponderato e per ponderato
intendo le parole espresse con cognizione di causa e se promettono
mantengono.
Quante
volte, per esempio, abbiamo detto o pensato di dire se fossi
in te, se fossi in lui, se fossi in lei”
o ancor più pretenziosamente se fossi in loro?
Sicuramente tante volte ci sarà capitato almeno di pensarlo, ma ci
siamo mai chiesti cosa voglia dire, cosa implichi un’asserzione del
genere? Poche, se non mai. La proposizione esprime un paradosso,
dice: se io potessi essere dentro di te. È evidente che nessuno può
stare dentro un’altra persona se non durante la gestazione. Ma,
ammettendo che ciò sia possibile ci troveremmo di fronte a due
possibilità: entrare in qualcuno con tutto ciò che ci caratterizza
oppure senza, come una tabula rasa, pronti ad essere accolti
dall’altro.
Cosa
accadrebbe nel primo caso?
Accadrebbe
che i due vissuti si “impasterebbero” formando una persona
diversa da entrambe col risultato che il “se fossi in te”
agirebbe in un modo differente da ognuna delle due persone. Verrebbe
meno il proposito dell’asserzione.
Cosa
accadrebbe invece nel secondo caso?
Anche
in questo caso il proposito verrebbe meno in quanto entrando come
una tabula rasa si acquisirebbero in toto le
caratteristiche dell’ospite. Sarebbe quindi più realistico dire
semplicemente: ”se mi trovassi nella tua situazione” e, anche se
i differenti vissuti nella maggior parte dei casi poco
conciliabili tra loro lasciassero poco margine ad un sostanziale
cambiamento d’opinione, si potrebbe egualmente dare un suggerimento
da un diverso punto di vista. Ciò accade perché il parlare
tanto per parlare, si espande ogni giorno sempre più fagocitando
il parlare ponderato ed così che si dice
“chiamami”, “ti chiamo io” e nessuno chiama oppure “conta
su di me, per te ci sarò sempre” e nel momento del
bisogno non ci sarà, ma l’esempio più esplicito arriva dalla
politica dove il parlare tanto per parlare salvo
rare eccezioni diventa una conditio sine qua non.
Max
Bonfanti, filosofo analista
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