L'amicizia


A chi, nel corso della propria esistenza, non è mai venuto in mente di rivedere un vecchio amico o un compagno di scuola perso di vista da chissà quanti anni? Penso a moltissimi, per non dire a quasi tutti, e quanti hanno attivato ricerche per rintracciarli? Penso molti, per non dire moltissimi, e fra questi quanti li hanno ritrovati? Un buon numero per non dire molti e sempre fra questi quanti li hanno incontrati? Direi alcuni per non dire pochi e quanti li hanno poi rivisti? Pochi, per non dire pochissimi e fra questi pochissimi quanti hanno continuato a rivedersi? Forse qualcuno, per non dire quasi nessuno.
A cosa si devono questi strani, almeno nell’apparenza, risultati? Al collante che teneva uniti quei legami: il progetto comune. Le amicizie più forti sono quelle che si stringono tra persone dello stesso sesso in età giovanile, quelle che Freud definì amori inibiti alla meta e molti secoli prima di lui Cicerone in “ Laelius de amicitia” scriveva: Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est ad benevolentiam coniugendam, ossia l’amicizia prende il nome dall’amore ed è il primo impulso a far unire le persone per affetto. Queste sono amicizie che solamente il prevalere dell’eterosessualità impedisce che si trasformino in amori supportati anche dall’intesa sessuale. Ma è la crescita con il gruppo dei pari e le sue mete stabilite e uguali per tutti, la licenza scolastica, prima quella elementare poi la media e per molti anche la maturità, che tiene uniti i legami amicali. Dopo le scuole superiori o ancor prima, alla fine delle medie inferiori inizia la diaspora, quelli che continuano a vedersi rimangono in pochi. Difficilmente durante gli studi universitari avviene il consolidamento di un’amicizia nata in ateneo. Oltre la grande amicizia che ha come progetto comune la crescita con le sue mete, vi sono amicizie occasionali con progetti comuni a breve termine come quelle che si formano durante i periodi delle vacanze ed altre ancora dai risvolti più imprevedibili. Nell’ambiente lavorativo le vere amicizie sono rare poiché nella maggior parte dei casi si tratta per lo più di pseudoamicizie riconducibili ad interessi personali che eventualmente prenderò in considerazione in un'altra sede.
Le persone col passare del tempo si trasformano, cambiano sia nel corpo che nella mente, basti pensare alle riunioni di compagni di classe dopo venti o più anni dalla fine dei corsi: difficilmente si riconoscono al primo sguardo, a volte occorre il ricordo di particolari per farceli ricordare e compagni che pensavamo diventassero chissà chi sono rimasti al palo mentre altri sui quali non si avrebbe scommesso un centesimo sono diventati qualcuno
In gioventù, dopo il periodo delle formazioni amicali ne inizia un altro di stasi rafforzativa, un periodo in cui i giochi sono ormai fatti, le amicizie si sono formate e difficilmente si sfaldano e quando ciò accade è dovuto quasi sempre a comportamenti che mettono in dubbio la cieca fiducia che ognuno pone nell’altro: nulla più di un tradimento uccide un’amicizia tra i giovani.
Gli amici o forse sarebbe meglio dire l’amico, l’amica del cuore hanno la precedenza su tutto e su tutti, l’investimento affettivo è grandissimo ed è per questo che un tradimento diventerebbe un’offesa imperdonabile. Eppure, quando due grandi amici si ri-trovano dopo un lungo periodo di latenza quasi non si riconoscono, ed a ragione in quanto si tratta di due altre persone delle quali ciò che rimane è solo un lontano ricordo e tutto quello che li teneva uniti pare essersi dissolto nel vento, nel vento del tempo, quel vento che disperde senza più riunire.

Max Bonfanti, filosofo analista

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