Il sogno del Faraone

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Lo specchio di Archimede


Analisi di un sogno biblico

Premessa

Questo lavoro analizza un sogno biblico dal punto di vista del simbolismo psicoanalitico. In questa analisi si è tenuto conto che il sogno in questione è inserito in un testo che non si occupa di sogni ma vengono utilizzati per promanare la parola di Dio.
Leggere un testo ha molte analogie col “leggere” un sogno. All'autore del testo si sostituisce il sognatore, al testo del libro “conscio”, il testo del sogno “inconscio”. Perché mettere tra virgolette i termini conscio e inconscio? Il motivo è che entrambi i termini rappresentano solo apparentemente ciò che vogliono definire in quanto indicano solo quella parte che apparentemente prevale.
Anche se l’autore di un testo sceglie “coscientemente” l’argomento da sviluppare, ci sono fattori inconsci che lo spingono a scrivere in un certo modo anziché in un altro. Anche se la consapevolezza dell’autore prevale non è tuttavia scevra da incursioni dell’inconscio.
Nel sogno invece, l’elaborazione onirica è interamente frutto dell’inconscio, ma nell'istante stesso in cui il sogno viene trascritto, subisce modifiche personali che lo rendono non più prodotto esclusivo dell’inconscio: subisce l’effetto dell’elaborazione secondaria.
L’analisi del sogno in questione non terrà conto del parere e dell’interpretazione degli ermeneuti ufficiali. Sarà un lavoro parallelo al testo che diventerà esso stesso un testo nel quale si svilupperà un nuovo cammino.
Grazie alle distanze temporali sarà una produzione libera e non condizionata da pressioni politiche, religiose o culturali.
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Nel sogno l’elaborazione onirica è interamente frutto dell’inconscio, ma nell’istante stesso in cui viene trascritta subisce modifiche personali che la rendono non più esclusivo elaborato dell’inconscio ma il risultato dell’elaborazione secondaria.
Tra una produzione letteraria ed un sogno vi sono delle analogie in quanto entrambe hanno un contenuto manifesto ed uno latente: sono passibili di due livelli di lettura. Ciò vuole dire che dall’esterno è possibile trovare sia in uno scritto che in un sogno, particolari sfuggiti agli autori e quindi comprendere gli autori più degli autori stessi. Per un livello di lettura sintomale occorre introdurre il simbolismo e le figure retoriche, due in particolare:la metafora e la metonimia.
La metafora dal greco metaphorà, trasporto, mutamento, da metapherein, trasportare, trasferire, è un traslato per relazione di somiglianza che consiste nel trasferire ad un oggetto un’immagine che evochi con immediatezza l’impressione o il sentimento che di fronte ad esso si prova meglio che definendo con esattezza le qualità dell’oggetto.
Molte parole ormai nell’uso comune sono nate come metafore perdendo in seguito l’immagine originaria; arrivare significava approdare, toccare la riva.
Molti dei nostri “modi di dire” sono chiaramente metaforici anche se le immagini che racchiudono non ci colpiscono perché ce ne serviamo abitualmente come per esempio: un filo di voce, un mare di guai, un lago di sangue, scoppiare in lacrime.
Nel campo artistico le metafore occupano un posto di prim’ordine e si può dire che ogni poeta e scrittore ne abbia fatto uso.
La metonimia, dal greco metonimìa è invece un traslato per relazione di dipendenza e di qualità e può consistere
Nell’esprimere l’effetto in luogo della causa: guadagnarsi il pane col sudore della fronte
Nell’indicare il contenente in luogo del contenuto: bere un bicchierino
Nel nominare l’autore in luogo dell’opera: ho letto il Manzoni
Nell’indicare il periodo per le persone che vi vissero: il settecento sosteneva il primato della ragione
La metonimia a volte è solo una locuzione abbreviativa come può essere “bere un bicchierino”; altre volte, come la metafora, fa nascere un’immagine, una sfumatura espressiva come “guadagnarsi il pane col sudore della fronte” in cui presenta con immediatezza la fatica, in pratica la “fa vedere”.

Un breve cenno lo vorrei dedicare ad un’altra importante figura retorica: la sineddoche poiché anch’essa è un traslato, per relazione di quantità e il suo uso può consistere
Nell’usare la parte per il tutto: la vela per indicare la barca a vela
Nell’usare il numero determinato per l’indeterminato: te l’ho detto cento volte
Nell’usare il singolare per il plurale e viceversa.

Tutte queste figure retoriche vengono usate dall’inconscio per esprimere nel sogno i suoi contenuti latenti.
Altro elemento da considerare nella lettura sintomale è la differenza tra significato e significante. Ferdinand de Saussure, importante linguista svizzero, suggerisce di chiamare significato il concetto e significante l’immagine acustica intesa non come suono ma come l’impronta psichica del suono.
Il segno linguistico è allora la rappresentazione grafica del rapporto tra significante e significato.
Il segno rimanda quindi sempre a qualcosa d’altro ed essendo sempre significante di un significato, non può essere segno di sé stesso e ciò, come dice Franco Fornari, è un po’ come la coscienza che è sempre “coscienza di qualcosa” nel senso che rimanda sempre a qualcos’altro da sé.
Il rapporto tra significante e relativo significato si realizza attraverso la mediazione dell’insieme dei segni linguistici.
Da quanto sopra si evince che i significati o simbolizzati sono pochi (corpo, genitori, nascita, morte, sessualità) mentre i significanti o simboli che riconducono ai precedenti sono moltissimi.

La dea Hathor
IL SOGNO DEL FARAONE

Pur non entrando nella sacralità del testo biblico che preferisco lasciare ai teologi, è innegabile che il paratesto sia la fede. Questa considerazione fa sì che se la Bibbia viene interpretata alla luce della fede, l’interpretazione che predomina è la parola di Dio.
L’ermeneutica è l’insieme della teoria e della tecnica interpretativa soprattutto dei testi antichi e in particolare della Bibbia.
Sono molti i punti nella Bibbia in cui delle proposizioni sono ripetute più volte. Nel caso del sogno del Faraone per esempio, lo stesso sogno è ripetuto due volte, ma vi sono altri punti, come nel Vangelo secondo Matteo, che le stesse cose vengono ripetute per ben quattro volte. Ciò è dovuto sia alla propensione della lingua ebraica ad usare le ripetizioni, sia al fatto che la Bibbia inizialmente veniva trasmessa oralmente e quindi più un concetto veniva ripetuto e più erano le probabilità di ricordarlo e di conseguenza di tramandarlo con le inevitabili variazioni che ognuno apportava.
Nel testo biblico ciò che più conta è il significato. Nel Vangelo secondo Matteo, in tre punti un angelo del Signore appare in sogno a Giuseppe, marito di Maria, per tre volte e sempre a proposito e sempre per comunicare qualcosa. È evidente che in questi casi non è tanto importante né influente accertare la veridicità del sogno quanto sottolineare la volontà di Dio.

Scegliendo di analizzare un sogno biblico dovrò attenermi ad una interpretazione onirica “anomala”, in quanto potrei analizzare un sogno che sogno non è e anche se lo fosse (per Freud anche un sogno inventato può essere analizzato come se fosse vero) non potrei conoscere né il resto diurno né le associazioni del sognatore tanto utili per una più completa e corretta analisi.
Prima di iniziare l’esame della pericope proposta voglio ribadire che la Bibbia è un testo polisemico, può essere letto a vari livelli con una serie infinita di interpretazioni.
Giuseppe, figlio di Giacobbe e Rachele, ultimogenito di dieci figli (secondo alcuni dodici) viene venduto dai suoi stessi fratelli a dei mercanti. Si rivelò un grande interprete di sogni tanto da diventare da umile schiavo, consigliere del Faraone.
Nella Bibbia lo svelamento dei sogni è sempre oniromantico sia per i sogni interpretati da Giuseppe che per tutti gli altri: il sogno è un messaggio di Dio e pochi eletti sanno interpretarlo. Nella Bibbia i sogni comunicano ciò che accadrà. Verrà qui analizzato il sogno del Faraone, il famoso delle vacche grasse e delle vacche magre, quello che permise a Giuseppe, interpretandolo al Faraone, di entrare nelle sue grazie. (Genesi, 41)

Il sogno in questione è prima raccontato dal narratore e dopo, è fatto raccontare dal sognatore, il Faraone.
Si notano delle sfumature a volte appena percettibili, altre vigorose. Nonostante il significato mantico rimanga lo stesso la versione del faraone è più ricca di particolari, più incisiva. Il Faraone non può esprimersi come il narratore.
Poiché nessuno degli indovini interpellati era in grado di capire il sogno, al capo-coppiere venne in mente che un giovane ebreo, schiavo del capo-cuoco sapeva interpretare con grande maestria i sogni: fu così che il Faraone lo fece chiamare e gli raccontò il sogno.
Giuseppe prima di esprimersi, tiene a precisare di essere un tramite di Dio. Anche se divinatoria e nota a tutti, la sua è una lettura ad un secondo livello. Tralasciando i risvolti religiosi, cercherò di fare una lettura ad un altro livello, proverò a fare un’interpretazione pisicoanalitica.


Nel mio sogno io stavo sulla riva del Nilo.
Ed ecco salire dal Nilo sette vacche grasse,grasse di carne
E belle di forma, e pascolare nella macchia di papiro.
Ed ecco altre sette vacche salire dopo quelle, deboli,
bruttissime di forma e magre di carne: non vidi mai
di così brutte in tutta la terra d’Egitto.
Poi le vacche magre e brutte divorarono le prime sette,
quelle grasse.
Ed entrarono bensì queste nell’interno di quelle, ma
Non si capiva che vi fossero entrate, perché il loro
Aspetto era brutto come prima e mi svegliai.
Poi vidi nel mio sogno sette spighe venir su da un solo
Stelo, piene e belle. Ma ecco sette spighe secche,
sottili e arse dal vento orientale, che germogliavano dopo di quelle.
E le sette spighe sottili inghiottirono
Le sette spighe belle (Genesi 41, 16)

Il numero sette è un numero magico e lo ritroviamo spesso sia nei libri sacri che nelle fiabe e leggende. Esprime la conclusione di un ciclo, la totalità e la perfezione. Sette sono i giorni della settimana e il settimo è il più perfetto, quello del riposo del Signore dopo la Creazione.
È un numero sacro nell’antica Cina, delle tradizioni greche, dell’Islam, delle tradizioni Indù e dell’Apocalisse dove il sette appare riferito a re, tuoni, flagelli, chiese, stelle, spiriti divini. Sette sono i peccati capitali e le virtù; a Salomone occorsero sette anni per costruire il tempio.
Il sette è un numero dinamico, rappresenta il movimento in vista del raggiungimento della perfezione.
Può anche rappresentare l’ansietà di fronte all’ignoto rappresentato dal rinnovamento di un ciclo affettivo; questa possibilità è anche suffragata dalla presenza nel sogno di simboli che nella semiosi affettiva rappresentano la madre, come l’acqua, in questo caso del fiume Nilo, la terra e le vacche.
Un esempio molto bello ed esplicativo a proposito della terra come significante (non espresso) di madre, lo si trova in Giobbe (1,19) dove lo stesso Giobbe dice: “Nudo sono uscito dal ventre di mia madre e nudo vi farò ritorno! ”
Inoltre il numero sette conferisce al messaggio del sogno un carattere di ufficialità, sacralità.
La vacca simboleggia la maternità, la madre che genera la vita.
Nell’antico Egitto c’era la dea Hathor che aveva le sembianze di una vacca e simboleggiava la fertilità, la ricchezza e il rinnovamento della vita.
Nell’antichità la vacca è associata alla luna piena, altro simbolo femminile, e questo archetipo di madre feconda è riscontrabile sia in occidente che in oriente.
Il fatto che nel sogno del Faraone le vacche pascolino dà l’immagine della tranquillità, del tempo che scorre senza contrasti.
Il fiume: il riferimento preponderante è alla simbologia materna anche se può indicare il finire della vita o le passioni del sognatore.
In questo caso la preferenza per la simbologia materna primeggia anche perché è riferito al Nilo, fiume che con le sue piene garantisce fertilità a tutte le terre da esso invase.
Nella prima parte del sogno appaiono dunque due simboli: l’acqua e le vacche, pregne delle componenti materna e di fecondità.
Gli stessi concetti, definiti da altri significanti, appaiono anche nella seconda parte del sogno.
Abbiamo così quattro diversi significanti della generatività e quattro volte la presenza del numero sette.
Il numero quattro, pur essendo presente solo in modo implicito, merita di essere tenuto in considerazione nell’analisi del sogno.
Il sognatore sottolinea fortemente che le altre sette vacche sono bruttissime e malconce e di non averne mai viste di così brutte in tutte l’Egitto.
Queste ultime, contrapposte alle prime sette che oltre ad essere di bell’aspetto sono anche grasse di carne e quindi non di grasso, particolare quest’ultimo che sottintende forza e vitalità.
Simbolicamente le vacche grasse e magre pur rappresentando lo stesso concetto, mettono in evidenza qualità opposte dello stesso oggetto come potrebbero essere quelle della madre positiva e quelle della madre negativa.
Non avendo a disposizione le libere associazioni posso ipotizzare che la fertilità materna sia in realtà la capacità produttiva del regno del Faraone: si evincerebbero così i suoi timori: fattori negativi in grado sconvolgere, fino al punto di fagocitare tutto ciò che di buono c’è nel suo regno. I fattori in questione potrebbero riferirsi sia a calamità naturali che ad eventi bellici. In ogni caso alla base c’è il timore di poter perdere tutto.
In sintesi, il bene verrebbe vinto e divorato dal male non lasciando un solo segno della ricchezza preesistente.
La seconda parte del sogno è in effetti, con l’aggiunta della presenza del vento, una iterazione della prima: i concetti sono gli stessi anche se i significanti cambiano. Tutto ciò potrebbe indurre a ritenere un fenomeno di partenogenesi abortito che, tradotto, può rappresentare un fallito tentativo di autarchia.
La spiga esprime fecondità, contiene il grano che è il simbolo del dono della vita e di abbondanza. Artemidoro, il precursore degli onirologi , nel secondo secolo dice:”Il pane d’orzo è sempre propizio perché è tradizione che questo sia stato il primo cibo degli uomini e degli dei.” .
Che sette spighe prima e sette spighe poi nascano da uno stesso stelo vuole indicare la forza generatrice di questo stelo e conseguentemente il rapporto con la forza generatrice della madre.
Athor, simbolo di fertilità. tratta da Wikipedia

Un elemento che manca nella prima parte del sogno è ciò che causa l’abbrutimento, la degenerazione. Mentre per le vacche non è dato di sapere la causa del loro degrado, per le spighe invece la causa è rappresentata dal vento torrido d’oriente.
Il vento, se cagiona danni simbolizza l’angoscia, un tormento interiore.
Il vento è aria che a sua volta richiama il soffio, il principio vitale che dà la vita; si dice anche soffio vitale per indicare quello con cui Dio, nella Genesi, donò la vita ad Adamo. Da soffio, in greco psyché, deriva anche il termine psiche per indicare lo spirito. Anche questo simbolo è dotato di una forza generatrice che può diventare distruttiva come appunto può esserlo una madre negativa.
Un altro elemento che lascia propendere per una interpretazione della madre negativa è che questo vento è caldo (il calore richiama le cure materne) anzi, torrido e come tale nocivo: anche l’amore quando è eccessivo può diventare deleterio come forse quello in cui era imprigionato il Faraone.
A questo punto prendo in considerazione il numero quattro che, come si è già visto, appare indirettamente nel sogno. Questo numero è collegato direttamente al quadrato che può anche rappresentare una vera prigione affettiva. Il quadrato non si apre su niente: è il simbolo di un mondo interiore stereotipato, rivela una visione limitata ai quattro vertici. Nel caso del Faraone sono propenso a vedere nel vento quell’ansia, quella paura che potrebbero aver generato il sogno. 

Max Bonfanti, filosofo analista



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