Non rispettare la coda è violenza


Immagine. tratta da Focus 

Quando si è in coda alla posta, in banca, alla cassa del supermercato, capita spesso che qualcuno voglia passare avanti in modo, più o meno, subdolo: a volte senza ritegno. Magari con una scusa banale! Fatto sta che la coda non piace a nessuno. Tutti si vuole arrivare per primi: la coda riporta all'atavico istinto di prevalere sull'altro. L'altro che ci sta davanti, secondo il punto di vista di chi pensa che prevaricare sia giusto, è un nemico da abbattere. L'altro diventa un oggetto, semplicemente da spostare, anzi da buttare. E allora si spinge, si trova il modo per non stare dietro. Idealmente, c'è, anche, chi pensa che chi non rispetta la coda non sia una prevaricatore e che egli non sia fautore del mio malessere. Pertanto, in questo caso, si accolgono i sorpassi altrui come inevitabili. Ma siccome abitiamo un mondo reale, la questione del rispetto per la coda, è, perciò, un valore. Quanto vale quella di un pianoforte? Eccome se vale! Migliora incredibilmente l'effetto armonico dell'esecuzione. Anche i titoli di coda sono importanti perché contengono i nomi di chi ha realizzato e partecipato ad un film: anche quella degli animali favorisce la comunicazione.
In una società in cui il vincente è colui che si è fatto strada a suon di sgomitate, è normale viva la convinzione che non sia violenza subire lo "sgomitatore". In una comunità dove il peso della parola, la fiducia e il rispetto per l'altro sono in svendita, lasciar passare diventa, perciò, un modo per rinforzare un comportamento. Perciò, dimentichiamo In cauda venenum e pensiamo alla coda come un dulcis in fundo di chi, aspettando il proprio turno e rispettando chi è venuto prima, arriva alla meta senza trucchi né inganni.
Maria Giovanna Farina

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