Quando lo scherzo fa bene


Disegno a matita di Flavio Lappo

Il primo aprile come tutti sappiamo è il giorno per convenzione dedicato allo scherzo, il famoso pesce d’aprile. Ad uno scherzo più o meno intelligente, più o meno divertente, più o meno accettabile. Quando lo scherzo possiede le sue doti migliori e risulta divertire chi lo fa e chi lo riceve, allora è un utile promotore di movimento e buona interazione sociale. Divertirsi vuol dire spostare l’attenzione altrove, in un luogo di evasione per alleggerire la pesantezza quotidiana, ecco che allora lo scherzo non può essere un divertimento a senso unico, provocare cioè la gioia di una persona ed il dolore ad un’altra come ad esempio fare uno sgambetto o raccontare che tuo marito ti tradisce. Prendiamo in considerazione lo scherzo che si avvicina al campo d’azione dell’ironia, quella capacità tutta di Socrate, di affrontare un argomento importante creando il giusto distacco un po’ scherzoso che sa mettere a proprio agio l’interlocutore, così da condurlo ad affrontare il problema senza alcun timore e con la giusta leggerezza. È un po’ lo stile dei miei scritti: affrontiamo la filosofia pur senza banalizzarla con quella semplicità che la allontana dal difficile linguaggio in cui la trattiene l’ufficialità per renderla pratica e utile a tutti. Lo stesso stile ritengo sia utile per affrontare le persone, quando serve l’ironia per creare quel giusto movimento nei pensieri. Potrei raccontarne uno scherzetto, ma lo farò all’occasione propizia... Il suggerimento di oggi è quello di inserire lo scherzo, quello buono che non fa male, nella vita quotidiana perché è un esercizio per l’intelligenza ed uno strumento per riuscire a dire cose difficili da dirsi: è più semplice, ad esempio, canzonare qualcuno che ci è antipatico che dichiararglielo apertamente. 
Maria Giovanna farina

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