Gli animali
fanno parte integrante della nostra vita; sono molte le famiglie in
cui c’è anche un animale che dà e riceve affetto. Sin dai tempi
antichi, nella poesia e nel linguaggio comune, gli animali hanno
spesso simboleggiato qualche aspetto dell’animo umano, buono o
cattivo, portato all’eccesso. Da sempre infatti il cane simboleggia
la fedeltà, il leone la forza e il coraggio, lo sciacallo la
vigliaccheria. Pensiamo alla favola La
cicala e la formica di
La Fontaine dove la formica rappresenta la previdente laboriosità
mentre la cicala l’imprevidenza e con il suo continuo cantare non
pensa a far provviste per l’inverno. Questa, come tutte le altre
favole, ha una morale che indica all’uomo la ragionevole via da
seguire durante l’esistenza. L’uomo vede nell’animale se stesso
sia nelle parti nobili che in quelle meno nobili ed è questo il
motivo prioritario per cui cerca la compagnia di un animale. Ma è
anche vero che l’uomo pur essendo più intelligente non possiede
alcune doti che invece possiede ad esempio il suo cane: il fiuto,
l’udito e la sensibilità. C’è chi nel cane trova veramente un
amico, può far sorridere vedere un uomo fare lunghi discorsi col
proprio cane perché si è soliti pensare che esso non capisca
nulla, in realtà se non afferra il significato di tutte le parole
comprende il dolce suono di una voce ricca di affetto. E allora come
mai ogni anno tanti animali da compagnia vengono crudelmente
abbandonati? Perché l’uomo per natura non è un compagno fedele e
troppo spesso dimentica la fedeltà ricevuta. Inoltre non considera
il fatto, rinforzato da un millenario retaggio culturale, che se pur
meno intelligenti gli animali non sono degli oggetti, ma esseri
viventi che provano sensazioni ed emozioni. È una colpa essere meno
intelligenti dell’uomo? Rispondo con una considerazione di Leonardo
da Vinci il quale sosteneva che l’uomo sarà veramente civile
quando tratterà gli animali come suoi pari.
Maria Giovanna Farina
Maria Giovanna Farina
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