Socrate è morto invano?


Socrate è morto invano? Una domanda che mi sono posta molte volte e negli ultimi tempi è una dubbio, non socratico ma amletico, che mi picchia in testa come un martello pneumatico. Sì perché il dubbio socratico conduce ad una soluzione, è un dubbio produttivo, mentre quello amletico mi sembra capace solo di giungere in uno stallo perenne. Socrate, il filosofo che ha cercato per tutta la vita di far partorire le menti, di smantellare le idee preconcette, di aiutare i suoi interlocutori a ragionare con la propria testa per trovare il vero se stessi, lui il grande filosofo è stato condannato al suicidio con un veleno quale la cicuta. Avrebbe potuto salvarsi per mano di amici e discepoli in grado di farlo espatriare, ma lui no, è rimasto fedele a ciò che ha sempre perseguito: Il rispetto delle leggi anche se applicate ingiustamente.

Spesso ascolto o leggo sui social discorsi poco o per niente liberi da stereotipi, leggo pensieri di parte ossia di quella o quell'altra parte politica ripresi dalle persone senza la volontà o forse la capacità di analizzare un fatto, un evento o una persona con la mente libera da luoghi. Ciò mi dispiace per il fatto che si perde la capacità umana di decodificare i messaggi non verbali, la vera natura di un contenuto, la possibilità di arricchire la propria mente. La confusione regna sovrana, si dice il tutto ed il suo contrario, ma questo esisteva già ai tempi di Socrate.

Allora concludo la mia breve riflessione con una considerazione: Socrate non è morto invano finché ci sarà una sola persona a ricordare il suo messaggio filosofico.

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