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Opera di Paola Giordano |
Questo
articolo nasce dopo aver elaborato la decisione di abbandonare,
all'inizio del 2019, un progetto culturale di Francesco Alberoni,
progetto a cui ero stata da lui invitata a partecipare dopo anni di
collaborazione ed un libro in cui lo intervisto. Ho sempre
considerato con interesse i suoi studi sul tema dell'amore, ma la
filosofia mi ha insegnato a mettere in discussione, a riflettere
criticamente, ad andare oltre e ciò con lui non è stato possibile.
Anche se con rammarico, ho fatto la mia scelta per essere libera di
“criticare” i punti di quella teoria, la sua, non accettabili in
toto. Ogni teoria è passibile di revisione e in questa sede
considero solo due punti.
Ci
si innamora quando si è pronti a cambiare, afferma uno dei nodi
fondamentali della teoria di Francesco Alberoni diffusa nel '79 con
l'opera Innamoramento e amore. Cosa significa essere pronti a
cambiare? Vuol dire essere nelle condizioni favorevoli per mettere in
discussione la propria vita, abbandonare la moglie, il marito o
semplicemente cambiare fidanzato? Ma siamo pronti a cambiare che
cosa? La nostra visione del mondo? Della vita? Questo punto cruciale
mostra anche all'occhio poco avvezzo qualcosa di stonato. Ho
ascoltato molte persone esperte in materia, ma anche semplici
lettori, a proposito di tale passaggio, affermare che non erano
d'accordo, che qualcosa di questa tesi non li convinceva: io stessa
mi trovavo nella identica condizione di profondo dubbio. E poi la
luce della filosofia è giunta ad illuminarmi. Come ci ha insegnato
Platone, ciò vale per ogni forma di innamoramento e non solo per
quello di coppia, il cambiamento avviene quando ci innamoriamo;
Platone parla della “follia” dell'amore che si impadronisce di
noi, che altera, per usare un linguaggio moderno, la nostra
interiorità e con ciò avviene il cambiamento, una conseguenza
dell'innamoramento e non la sua causa. Eros, il putto alato,
scaglia le frecce senza preavviso e noi ci innamoriamo senza alcuna
condizione né predisposizione a cambiare. Quando, in amore, si dice
“Quella persona mi ha cambiato la vita” è perché ha agito in
virtù di Eros/Amore. Non a caso in inglese innamorasi
si dice, in modo molto appropriato, fall in love, (lett.
cadere in amore), esso è infatti una caduta non in senso rovinoso,
ma è un rimanere colpiti dalla freccia, è soccombere ad una forza
cosmica capace di rimetterci al mondo cambiati, rigenerati, nuovi.
L'amore,
lo sottolineo con forza da sempre, non si può racchiudere in una
teoria soprattutto se non scientifica. Come ci ha insegnato il
filosofo Karl Popper, non si può considerare scientifica una teoria
basandosi su fatti che portano solo prove a favore della stessa. La
teoria di Alberoni non è scientifica perché usa il metodo induttivo
ossia pretende di ricavare da uno o più casi particolari una legge
generale al pari di altre non scienze, come ad esempio l'Astrologia.
Affermare che ci si innamora quando siamo pronti a cambiare è come
dire che i nati sotto il segno dei Gemelli sono portati alla
comunicazione per via di alcune congiunture astrali favorevoli al
momento della loro nascita...se poi qualcuno che si sente pronto a
cambiare si innamora non soddisfa necessariamente alcuna legge
universale, allo stesso modo di una persona dei Gemelli che diventa
giornalista.
Un
altro filosofo, Thomas Samuel Kuhn, ci ha fatto notare qualcosa di
diverso. Una comunità scientifica opera all'interno di un paradigma
che è un insieme di teorie capaci di definire una tradizione di
ricerca e in cui le teorie sono accettate universalmente, un nuovo
paradigma si impone quando ha forza persuasiva tanto da raccogliere
consenso all'interno di quella comunità: si avrà allora una delle
possibili rivoluzioni scientifiche. Con Alberoni non è avvenuto
nulla di quanto previsto, piuttosto la sua pseudoscienza dell'amore
ha bloccato per tanti anni la nascita di nuove visioni, ma per
fortuna da più parti il nuovo spinge per nascere.
Alberoni
ha comunque il merito di aver analizzato l'amore di coppia nelle sue
fasi e meccanismi, di averci fatto comprendere che l'innamoramento è
un “movimento collettivo a due” con le stesse caratteristiche di
qualsiasi altro movimento sia politico, culturale o religioso. Questa
intuizione l'ha applicata a tutto il suo pensiero, ma riguardo
l'amore è necessario andare oltre.
Sia
Popper che Kuhn sono passibili di critiche, non li ho citati perché
ho fede assoluta nei loro confronti, ma solo per il modello
scientifico-critico, indispensabile criterio per riconoscere le
pseudoscienze dalle scienze. Le pseudoscienze, come l'Astrologia,
soddisfano il bisogno di immaginare una realtà evanescente, una
realtà che ci conduce a sperare che tutto sia scritto nelle stelle.
La pseudoscienza di Alberoni è del tutto terrena, ma si ispira a ciò
che accade in un'élite, una realtà desiderata, ma difficile da
raggiungere: è un po' ciò che accade quando leggendo un romanzo
sentimentale coinvolgente ne rimaniamo attratti e ci sentiamo parte
della storia perché quella storia vorremmo viverla. L'amore, invece,
non è per pochi, per parlarne è necessario esplorare oltre l'élite,
è fondamentale andare ad indagare personalmente non solo la stretta
cerchia dei privilegiati che escono a cena in ristornati di lusso e
si scambiano regali costosi durante il corteggiamento, ma è
indispensabile scrutare la vita della gente comune: gente che ama e
allo sesso tempo vive le privazioni, i problemi economici ed è
oberata da mille incognite, gente che sarebbe sì pronta a cambiare
ma per prima cosa lo stile di vita. L'amore scaglia frecce a tutti e
soprattutto non ha regole se non quelle della fedeltà e del rispetto
reciproco: l'amore è democratico.
Un
aspetto, addirittura intollerabile, della teoria di Alberoni è il
maschilismo. Nonostante il nostro sembri dipingere la donna
come un essere da amare, corteggiare e da innamorato considerare la
migliore dell'universo, ad un certo punto egli afferma che la donna è
attratta dal capo, dall'uomo di potere. L'uomo fisicamente forte e
sano è fuor di ogni dubbio capace di dare sicurezza e in previsione
della formazione di una famiglia ogni donna, più o meno
consapevolmente, desidera un compagno solido che sappia collaborare
attivamente alla famiglia, ma che questo soggetto sia necessariamente
un capo o un personaggio di potere, non è per fortuna una regola
generale; oltretutto relega ancora una volta la donna in un ruolo
subalterno, la fissa al concetto per cui una femmina, sotto sotto,
cerca il modo di accasarsi con il “riccone” di turno. Dove va a
finire l'emancipazione femminile?
In
conclusione, non abbiamo bisogno di una gabbia teorica, in amore la
libertà è una condizione irrinunciabile, esso è un moto spontaneo
che nessuno può regolare; l'amore è, ripeto, una forza democratica
capace di catturare ogni strato sociale: esso vuole in cambio nulla
se non altro amore.
Non
ci resta che rifarci ancor oggi dopo 2500 anni a Platone, colui che
per primo ha studiato l'amore comprendendone la natura e le diverse
espressioni nell'esistenza umana. Questo è ciò che conta: conoscere
le caratteristiche dell'amore per mostrarlo, dimostrarlo e viverlo
nella relazione con gli altri siano essi il nostro innamorato, un
figlio, un amico o un'idea: al di là del censo. I filosofi lo stanno
facendo, ed io mi unisco a loro, cosicché nessuno possa più rubarci
l'amore per imprigionarlo in una comoda e conveniente pseudoscienza.
Maria
Giovanna Farina pubblicato da Pressenza, agenzia di stampa internazionale
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