In difesa dei deboli


In ogni persona convivono due parti: maschile e femminile, nell’infanzia sono meno distinguibili, da qui la definizione di Freud sui bambini che li ritiene polimorfi e perversi, con la crescita le due parti tendono a differenziarsi e prevale quella relativa al sesso di appartenenza. Ciò che poi rafforza la parte prevalente è l’educazione, i retaggi con tutti i loro luoghi comuni e gli stereotipi. Da qui, il maschio che deve essere macho, non deve piangere, deve essere forte etc. e la femmina che può piangere, che deve essere sempre gentile e, soprattutto in certe culture prettamente maschiliste, sottomessa al maschio e deve chiudere un occhio sulle scappatelle del partner, scappatelle quindi che a lui son permesse e a lei no, pena essere considerata poco seria se non gravemente colpevole di reato e punibile con la morte, sempre in certe culture fortemente maschiliste, mentre per il maschio diventa motivo di vanto.
Tutti siamo stati bambini e tutti abbiamo avuto tendenze sessuali omosessuali anche se, soprattutto i maschi, pur se nel loro intimo lo riconoscono, negano fermamente di averne mai avute. Ora non dico di mettersi nei panni degli altri, cosa estremamente difficile se non impossibile, ma quando abbiamo a che fare con persone dell’altro sesso e mi rivolgo soprattutto ai maschi e a quelle donne che con i loro comportamenti omertosi e a volte maschilisti non aiutano lo smantellamento di una certa mentalità: ricordiamoci di quando eravamo bambini, deboli e indifesi, come vedevamo i prevaricatori, i violenti, i prepotenti. Sarebbe sufficiente ricordarci e immedesimarci in ciò che eravamo un tempo per avere maggiore comprensione degli altri, in particolar modo delle donne, dei bambini e di tutti i più deboli.

Max Bonfanti, filosofo analista


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