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Disegno a matita di Flavio Lappo |
Sapere di non
sapere è sapere. Possiamo considerare questa famosa frase di
Socrate come il punto di partenza della ricerca di sé. Per
ri-trovare se stessi è auspicabile iniziare il viaggio con questo
presupposto. “Sapere di non sapere” significa essere consapevoli
delle proprie mancanze e incapacità, questa ri-cerca può apparire
una banalità, al contrario è meno facile di quanto si possa
credere. Per orgoglio a volte non si vogliono prendere in
considerazione le proprie carenze: “Io non sono capace di …, Io
non sono in grado di…” sono affermazioni difficili da ammettere a
se stessi, figuriamoci agli altri. La consapevolezza della propria
ignoranza, per parafrasare Socrate, diventa anche il primo obiettivo
di chi vuole conoscere se stesso. È un’operazione semplice e
complicata allo stesso tempo e richiede un po’ di umiltà. Dobbiamo
lasciar uscire il nostro essere dall’arroccamento di una chiusura
troppo difensiva che ci offre una sola visione del reale, per
abbracciare, al contrario, delle possibilità alternative. La ricerca
della consapevolezza della propria incapacità vuol dire scoprire ad
esempio che non siamo in grado di comprendere le esigenze altrui e di
conseguenza non riusciamo ad instaurare buone relazioni. Non capiamo
ad esempio nostra moglie o nostro marito. Perché siamo incapaci?
Forse non sappiamo ascoltare, forse ascoltiamo solo quello che
vogliamo udire e non quello che realmente ci viene comunicato. Forse
ascoltiamo solo quello che ci conviene. Se siamo disposti a compiere
questo primo passo, possiamo partire alla ricerca e alla scoperta di
strumenti utili: il mio interlocutore è di fronte a me, lo osservo,
confronto il suo linguaggio verbale con quello non verbale……. E
così mi incammino verso l’altro.
Maria Giovanna Farina
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